martedì 12 agosto 2008

Un cavaliere che mi ha sempre ispirato!!!


Quante volte immersi in profonde e appassionate letture di veri e propri classici della letteratura eroico/fantastica quali “Il Signore degli Anelli” di Talkien oppure il “Il Ciclo Celta”di R.E. Howard o ancora le avventure di “Gunther d’Amalfi Cavaliere Templare” di Franco Cuomo, un sospiro pieno di emozione e nostalgia ci ha ridestato da meravigliosi sogni ad occhi aperti. Eppure scuotendoci da quel torpore fatto di visioni di uomini e mondi ormai lontani nel tempo e nella fantasia di chi li ha creati ( un tempo avremmo detto “cantati”), il rimpianto sembra essere una certezza quantomai disarmante. Non solo, nel momento in cui rimaniamo attoniti di fronte tanto splendore di pensieri e azione, un dubbio atroce ci stringe d’improvviso il cuore: la storia dell’uomo ha mai conosciuto gesta di eroi tanto grandi da oscurare il cielo? Cari lettori la risposta e’ nella nostra storia,nelle nostre radici. Volgiamo quindi lo sguardo indietro nel tempo e immergiamoci in un panorama fatto di maestosi castelli e cruente battaglie:il Medioevo. Siamo nella Contea di Sarno all’alba del XIII secolo sotto la dominazione normanna. Questo fiero popolo germanico inserendosi nella lotta tra longobardi e bizantini in poco tempo si e’ insediato in tutto il mezzogiorno accentrando il proprio dominio nel Principato di Salerno.
Profilati uno contro l’altro in un maestoso affresco fatto di spade sguainate e di sfavillanti armature , si stagliano due campioni della cavalleria: il tedesco Diopoldo Von Hohenburg fiero reggente della città di Sarno chiamato “Il Lupo” per lo stemma che i suoi soldati ostentavano sugli scudi e il temerario francese Gualtiero III de Brienne , un cavaliere senza macchia e senza paura fedele fino all’ingenuità ( e alla follia) agli ideali della cavalleria. Nell’anno 1204 i loro rispettivi eserciti si affrontano per l’ennesima volta nella fertila valle sarnese.
Dopo diverse scaramucce Diopoldo e i suoi uomini arretrano tatticamente verso le poderose fortificazioni onde evitare una bruciante sconfitta. Purtroppo Gualtieri, sprovvisto di un’adeguata fanteria deve rinunciare all’assalto finale al castello. Decide quindi di accamparsi per la notte in una piana vicina e preso da un moto di fiducia negli ideali del codice cavalleresco che non permettevano ai nemici tedeschi di attaccare dei francesi inermi nel sonno, non lascia alcun soldato di guardia all’accampamento. Sarà la sua rovina! ”Il Lupo” non aspettando altro infrange ogni regola e penetra all’alba tra le tende silenziose con un manipolo di guerrieri e ferendo gravemente Gualtieri lo imprigiona. Il campione francese travolto dalla vergogna della sconfitta e del tradimento di Diopoldo strappa le bende dalle gravi ferite e si lascia morire dissanguato consegnandosi alla storia come uomo di grande spessore etico. Le sue spoglie sono state accolte nella chiesa di Santa Maria dell Foce (in Sarno) dove nel silenzio della cripta polverosa sembra quasi di sentire la voce di Gualtiero mentre recita una celebre frase del Bushido ( un antico codice cavalleresco giapponese):” Io non ho spada. Il silenzio dello spirito e’ la mia spada”.

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