venerdì 28 agosto 2009

DANILO ARONA - L'ESTATE DI MONTEBUIO (GARGOYLE - 2009)

Autore: Danilo Arona
Titolo: L'estate di Montebuio
Gargoyle books - Pagine 538
Prezzo 13,50 euro

- La Trasmutazione Eretica del male -

Immaginiamo la Letteratura di Genere in Italia come una linea temporale.
Nel mezzo ci sono gli autori che seguono la moda del momento per poi abbandonarla quando la nave irrimediabilmente sta per calare a picco.
Indietro, quelli che hanno gettato le basi dello scrivere e sceneggiare l’Horror.
Avanti, la nuova avanguardia. Autori che battono strade inedite alla ricerca di un’identità diversa e forzatamente originale.
E ancora più avanti, decisamente più avanti, mille anni luce più avanti c’è Danilo Arona.
“L’estate di Montebuio”, romanzo Gotico/Eretico edito da Gargoyle Books nel Giugno del 2009 è qui, col suo carico di 400 e passa pagine, per dimostrarlo.
E’ Gotico perché gli stilemi dei genere sono intatti: una colonia estiva infestata dai fantasmi, un’oscura maledizione figlia di una religiosità distorta e violenta, la possessione diabolica e inarrestabile degli abitanti del piccolo nucleo montano e dulcis in fundo le “Zannute”, mostri muta forma, vampiri, “cose” repellenti ( ma a Carpenter ci arriveremo in modi meno convenzionali).
E’ eretico perché Arona prende la materia solida e prevedibile del genere e la trasmuta in forme e dimensioni prismatiche dai significati nascosti.
E allora le Zannute diventano mostri della mente, visioni oniriche, percezioni deviate di una dimensione nascosta ma scomodamente presente.
Il nulla quantico come ultra-dimensione infestata e infestante.
La colonia, il ricordo doloroso di un amore finito o mai consumato, di una fanciullezza lacerata dal rimpianto di quello che non si è potuto essere (amati, compresi, accettati) o di ciò che non si è potuto avere ( di nuovo amore senza i quali “noi siamo polvere” come cantano i Neo Folkers Sol Invictus).
La religiosità distorta e la possessione diabolica sono le metafore confinanti della follia e della solitudine.
Perché se è l’uomo che, all’alba dei tempi, ha creato gli Dei e i Demoni per nascondere il classico "vuoto esistenziale” (nemici-amici di car(ne)tapesta, legno e Natron con i quali poi potersi auto-suggestionare e farsi “possedere” in modo da isolarsi da una società dove l’incubo ha fattezze diametralmente opposte e più tristemente materiali) questi ultimi diventano “idee viventi” capaci di segnare destini e in ultima analisi di uccidere.
All’inizio abbiamo parlato di linea temporale, concetto che ben si presta all’evoluzione del romanzo.
Arona nella prima parte ci presenta il Microcosmo esistenziale del suo alter ego Morgan Perdinka.
Ragazzino solitario attratto dal mistero e da una forma embrionale di comunicazione scritta ( la Continental), poi chitarrista fantasioso e ombroso con la rock band Privilege, ( gruppo realmente esistito con i quali l’autore incise quattro pezzi negli Studi SAAR di Milano tra 13 al 15 maggio 1971 pubblicati poi in un 45 giri da Cobra Record. Titoli: FOOL DREAM - CALIFORNIA JOE- RUNNING - IL TEMPO. Stile molto psichedelico alla Iron Butterfly), infine scrittore di orrori e deliri tra la fiction e la realtà.
E il Microcosmo del male diviene inevitabilmente Macrocosmo dell’Apocalisse.
Uno dei concetti portanti della narrativa di Arona.
Ma stavolta gli schemi saltano.
Perdinka è un medium della fine.
Niente terrorismo globale, niente divinità caraibiche o pestilenze moderne.
E’ lo spazio, altra dimensione di distruzione cosmica, che sarà messaggero dell’estinzione dell’uomo.
L’Onda.
Non mi dilungo oltre per non svelare troppo.
Parliamo dello stile.
C’è qualcuno che ha intravisto nell’Estate di Montebuio lo schema del romanzo di formazione Kinghiano.
Non mi trovo d’accordo.
Perdinka e i personaggi che girano attorno alla sua vita tormentata non sono stati creati per celebrare un rito di passaggio ( quello verso l’età adulta) o per esorcizzare qualche demone dell’autore.
Troppo facile, troppo prevedibile.
I contorni sono più sfumati.
Non a caso vi sono forti riferimenti alla sceneggiatura e alle ambigue figure Lynchiane.
Cosa che pochi hanno compreso forse perché hanno terminato la loro lettura pagine e pagine prima.
Perdinka è un riflesso del male e il mondo cambia attorno alla sua percezione.
Infine il già citato Carpenter.
Faccio un gioco di accostamenti:
se “Melissa Parker e l’incendio perfetto” era “The Fog” allora”L’Estate di Montebuio” è “Il Signore del male”.
Un accorto seguace dell’opera “Carpenteriana” ne saprà scovare le similitudini.
Infine pillola Horror per gli amanti del genere:
Il Capitolo 13 intitolato “Spettacolo di Magia“,vale da solo il prezzo del libro.
Chi non ha mai provato terrore nell’osservare una bambola di porcellana accanto al letto tra le ombre della sera?
Qui è lo stesso.
Il Pupazzo Batti è un’invenzione genuinamente Gotica ( Hoffman e Meyrink docent) e come tale terrorizzante.
In conclusione “L’Estate di Montebuio” è un romanzo complesso, audace, visionario, catartico che getta un ponte non berlusconiano sul futuro del genere Gotico in Italia e si spera oltre i confini angusti del nostro bel paese.
Specularmente Arona i confini del genere li ha già superati.




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