martedì 15 settembre 2009

DANILO ARONA RACCONTA IL GOTICO/ERETICO DEL ROMANZO "L' ESTATE DI MONTEBUIO"

Penso che ormai chiunque bazzichi un pò su questo blog ( o su altri miei spazi web) abbia compreso la mia enorme passione per l'Autore di Bassavilla.
Ho divorato tanti suoi romanzi e come raccontai tempo fa, un suo particolare libro ("Melissa Parker e l'incendio perfetto") non mi fece chiudere occhio per un'intera nottata, costretto come un ragazzino dopo la visione del suo primo film horror, ad accendere il lume sul comodino per non farmi sopraffare dalla paura e dal mistero.
Arona torna in pompa magna con il suo romanzo più ambizioso e complesso: "L'Estate di Montebuio".
Una carica visionaria che non ha pari nella sua recente bibliografia.
Una chiacchierata per scoprire i retroscena del romanzo era d'obbligo.
Per approfondimenti tematici vi rimando alla mia recensione al link:

Salve Danilo. Nella recensione allegata a questa intervista ho definito L’Estate di Montebuio come un romanzo Gotico/Eretico. Gotico perché gli stilemi dei genere sono intatti. Eretico perchè la materia solida e prevedibile del Gotico viene trasmutata in forme e dimensioni “prismatiche” dai significati nascosti. Ti trovi d’accordo con la mia interpretazione?

Gotico/Eretico... è geniale. Se la vedi così, non posso che dichiararmi lusingato. E in totale accordo.

Qualcuno leggendo la prima parte del romanzo o la nota di copertina potrebbe confondere il libro come un romanzo “di formazione alla King”. Io credo sia fuorviante visto che parti dal Microcosmo del tuo vissuto per aprirti a un Macrocosmo di eventi e personaggi dai contorni sfumati. Che ne pensi?

E' un rischio da correre. Anzi, qualcuno che ha inteso bastonarmi, non conoscendo nulla di me o del mio precedente lavoro, ha scritto proprio questo... che ho voluto cimentarmi con Stand by Me all'italiana, consigliandomi anche di lasciar perdere. Non me la prendo... Sono grato anche a chi non ha condiviso L'estate di Montebuio perché in ogni caso ha perso molte ore della sua vita per leggerlo. Sarebbe troppo facile smontare posizioni del genere che sanno un po' di muffa e di pregiudizio. Dato che non amo la banalità, passo oltre. Però ti devo la risposta... E allora sono costretto a ricordare che oggetti del romanzo sono la scrittura e lo scrittore che, per inciso, sono anche “i mostri”. Il romanzo di formazione – che non è stato inventato da King – è un passaggio obbligato. E se posso riallacciarmi alla prima domanda, dopo questo passaggio ho dovuto transitare attraverso quasi tutte le altre dimensioni “prismatiche” del Gotico moderno. Non è il caso che le elenchi, stanno lì sotto il naso del lettore... Ho apprezzato molto un recensore che ha osservato con acutezza che L'estate non si può raccontare perché contiene tutte le trame possibili. E' vero... Ci troviamo nella mente labile di uno scrittore di horror. Lì dentro ci sono tutte le trame, tutti i percorsi, i tòpoi come direbbe il critico colto. Sotto questo profilo, il romanzo è una satira. Grottesca e surreale: a cominciare da lui, Morgan Perdinka, che vende migliaia di copie a ogni titolo e si compra un'isola nel Mediterraneo, per arrivare all'agente supergnocca con cui instaura una relazione eroticamente sfibrante e dalle conseguenze inaspettate... Ma quando mai?

Mi hanno sorpreso molto la nota finale del tuo libro e i ringraziamenti dove indichi tutte le tue influenze letterarie e cinematografiche e chiarisci la tua posizione di autore nei confronti del tuo alter ego letterario, Morgan Perdinka. Perché tutta questa chiarezza? Sfiducia nel lettore medio o desiderio di non essere frainteso?

Caro Edu... i ringraziamenti finali fanno ancora parte del romanzo. Nota finale e ringraziamenti sono, per così dire, la quarta e la quinta appendice. Poi qualcuno dovevo ringraziarlo sul serio – L'estate di Montebuio è il mio lavoro più corale... - e ne ho approfittato. Per la questione della “sfiducia”, non lo nego. Finché un lavoro del genere viene scambiato per un clone di Stand by Me, un po' di sana sfiducia è giustificata. Ma giusto un pizzico.

Proprio parlando di influenze, sempre nella recensione mi sono divertito ad accostare due tuoi romanzi usciti di recente ai film di Carpenter. Per L’estate di Montebuio ho preso “Il Signore del male”. Sei d’accordo?

Sicuro. Per la fisica quantistica... Satana che si risveglia in una chiesa sconsacrata di Los Angeles per colpa di una supernova diretta verso la Terra alla velocità di 186.000 miglia al secondo... Accostamento fantastico. Ineludibile. Al quale aggiungerei Il seme della follia, che viene a un certo punto citato da Morgan e Cassandra durante una discussione quanto mai “teorica”.

Una curiosità: perché ti sei avvalso di altri due autori per il la scrittura di alcuni capitoli del libro. Voglia di sperimentare o semplice collaborazione?

In primis sono due amici. Ma veri, dico. Giacomo Cacciatore e Gian Maria Panizza stanno nel mio elenco personale di quelli che mi possono chiedere le mutande. Purtroppo, per la legge del contrappasso, anch'io mi sento in dovere di rivolgere loro, di tanto in tanto, analoghe richieste. Scherzi a parte, L'Onda esiste come progetto a quattro mani a firma Cacciatore/ Arona. E' stato necessario inserirne alcuni frammenti dentro L'estate di Montebuio in primis per svelare quanto e perché la scrittura di Perdinka fosse in grado di modificare la realtà. E poi per diversificare lo stile di Arona da quello di Perdinka. Se no, per quel che mi riguardava, il puntello teorico del libro sarebbe franato miseramente. Giacomo ha uno stile elegante, colto, barocco, visonario... Medita su una parola o su un rigo per ore, forse per giorni. Vorrei un grammo della sua bravura. Io sono impaziente, tiro via, sono troppo ansioso. Giacomo era l'ideale per “impersonare” Perdinka. Panizza ha invece scritto i due interventi “esterni” di Don Guido Perdinka, meditazioni notturne sull'Ora del Lupo. Lui, Panizza, si sveglia sul serio a quell'ora in preda alla dispnea. A chi meglio di lui affidare il compito? Ancora una volta non potevo essere io, ma neppure Morgan.

Discorso sulla dimensione quantica: una volta entrati in contatto con questo universo, quello dell’immaginario, è impossibile non venirne contaminati, tutto ciò che guardiamo ha un effetto sulla nostra psiche e, soprattutto, oltrepassa le intenzioni del suo vettore. Questa tua riflessione nasce da esperienze ben definite o siamo ancora nel campo di affascinanti speculazioni?

Affascinante speculazione. Sono laureato in filosofia, e di questo non me ne libererò mai. Ma, come ben sai, io temo fortemente che l'immaginario possa influenzare la materia. Nel libro, a un certo punto, Perdinka dialoga con Cassandra e sostiene che certi suoi scritti siano in grado di “anticipare” gli eventi. Quello non è Perdinka, sono proprio io. E non ti dico il coccolone quando, dopo avere finito la prima stesura di Montebuio, mi sono letto Una mente pericolosa di Patrick Senécal. La stessa idea di fondo... O le idee in circolo sono sempre quelle quattro o cinque, oppure sul serio attingiamo da un serbatoio quantico nel quale siamo tutti contemporaneamente presenti e interagenti... Non lo so. Che potrei saperne? Però ne scrivo. Speculo, appunto.

C’è una frase nel film Inland Empire di David Lynch che sembra estrapolata dal tuo romanzo: “Un bambino un giorno andò fuori a giocare. Quando aprì la porta di casa, egli vide il mondo. E passare attraverso la porta per uscire gli causò un riflesso. Il male era nato. Il male era nato e seguiva il bambino.” Il tuo pensiero in proposito?

Lynch è un modello ben presente ne L'estate di Montebuio. Lo è coscientemente da parte mia. Da anni tento di scrivere un libro “alla Lynch”, in senso filmico. Sentirmi dire che una frase di Lynch sembra estrapolata da un mio romanzo è un onore, ovviamente. Aggiungo per chiarezza che a pagina 377, nel terzo preludio, Morgan e io diciamo la nostra sul tema, ovvero: “Lynch è l'unico regista che gira in base alla teoria dei quanti... Paura allo stato puro. Un giorno o l'altro ce la farò a scrivere un libro così.”... Però, da lì a pochissimo, Cassandra gli impone una scelta: o me o Inland Empire, che dura pure tre ore! Morgan non ha dubbi: si butta sulla sua agente e ci fa l'amore sino all'annullamento. E buona notte a David Lynch. Da parte anche mia.

Come sta andando la tua collaborazione con la Gargoyle Books? Leggeremo in futuro un altro tuo romanzo con il marchio della casa editrice romana?

Se Gargoyle lo vorrà e se L'estate di Montebuio conseguirà quel minimo di risultato sul quale contiamo ambedue, la mia risposta non può essere che affermativa.

Sei uno scrittore dell’Apocalisse. Ma stavolta sembra che tu abbia voluto travalicare i confini del genere che tu stesso hai contribuito a creare. Perché questa scelta?

Non sono scelte che si effettuano a tavolino. Le storie “arrivano”. Stanno in giro in territori oscuri e si agganciano a qualcosa di altrettanto buio che ti si muove dentro. Perlomeno, così capita a me. Della genesi de L'estate ne ho parlato diverse volte... Nasce tutto da una mia conferenza tenuta all'Università della Terza Età ad Alessandria. L'ho inserita come Appendice 1 nel libro. Ho sostituito Alessandria con Busalla per motivi di location, ma è tal e quale. Da lì si è sviluppata questa tremenda grana secolare per la quale uno scrittore di horror capta o forse provoca l'Apocalisse. Una volta che le storie arrivano dentro, le lascio vivere e germinare. Per questo non si può parlare di “scelta”.

Ultima domanda “Kinghiana”: se Morgan Perdinka è la tua”Metà Oscura” letteraria e la dimensione delle idee permettesse al personaggio di avere vita propria cosa ne sarebbe di Danilo Arona? Chi sarebbe il vero autore? Chi sarebbe destinato a perire?

Risposta “kinghiana”: perirebbe Morgan Perdinka. Peraltro ci ha già pensato lui a togliersi di mezzo. A me non verrebbe mai in mente.

Visto che sei un Autore molto prolifico quali sono i piani futuri e gli appuntamenti imminenti di Danilo Arona?

Vorrei smettere di essere prolifico. Sembra che io sia lanciato alla spasmodica ricerca del successo, il che non è vero, data soprattutto la mia età. Il prossimo anno ne compio sessanta: in teoria dovrei calmarmi e andare a giocare a bocce. Però le cose non stanno così. Fuori sembro normale, ma dentro sono furioso e instabile. Hai voglia, dirai, dentro ci sta Perdinka... Temo che sia vero. Non so che risponderti. Piani personali non ne ho. Negli ultimi tempi rispondo solo più a sollecitazioni esterne e a “commissioni”. Perciò ti toccherà leggere un bel po' di racconti per altrettante antologie in corso d'opera: Il tuo vizio è una stanza chiusa curata da Stefano Di Marino, I volti del Male a cura di Claudia Salvatori, Daemones per Giulio Leoni, e un paio d'altre, di cui al momento i titoli latitano. Una cosa però sì, vorrei pubblicare di mia totale iniziativa... Un romanzo di Perdinka, annotato anche dalla mia dolce amica Chiara (Bordoni) nell'Appendice 3: Malapunta del 2003. Il romanzo esiste, accidenti. Non è fittizio. E' pura follia e pura paura. Sei anni fa era troppo in anticipo. Adesso è il momento. Anche perchè l'Apocalisse incombe...

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