mercoledì 14 ottobre 2009

"DISEGNARE SIGNIFICA CREARE UNIVERSI IMMAGINARI": INTERVISTA A BRUNO BRINDISI

La kermesse salernitana del “Fumettour”, fiera itinerante del fumetto svoltasi ( con successo) al “Centro Salerno Solidale” dal 2 al 4 Ottobre scorso, ha avuto come fiore all’occhiello la presenza del noto disegnatore Bonelliano, Bruno Brindisi. L’autore dopo aver pubblicato il libro “Lezioni di Fumetto” insieme a Davide Occhicone, è in piena fase promozionale. Quale occasione migliore per ripercorrere la sua carriera ultra ventennale e soddisfare anche qualche (mia) curiosità da troppo tempo sopita.
E non poteva che venire a galla un nome storico del fumetto italiano e non solo : Dylan Dog

Da addetto ai lavori come giudica l’evento salernitano del “Fumettor 2009”?
E’ appena iniziato quindi direi di tirare le somme alla fine. Mi sembra comunque una bella iniziativa. Tra l’altro ritorno in questa stessa struttura ( il Centro Salerno Solidale) molti anni dopo un analogo evento organizzato da Raffaele De Falco. All’epoca era presente tutta la Scuola Salernitana prima che si disperdesse in giro per l’Italia. C’era addirittura Sergio Bonelli con vari illustri ospiti: Claudio Villa, Angelo Stano, Ambrosini, Civitelli… Il “Fumettor”, visto che è una fiera itinerante del fumetto, spero di rivederlo presto nuovamente a Salerno.

In un periodo di forte crisi per tutto il mondo editoriale e non solo,c’è ancora spazio per l’interesse verso un’Arte “antica” come quella del Fumetto?
Antica no. Certo, in edicola stanno celebrando i 100 anni del fumetto con varie uscite, comunque la definirei “vecchiotta” o al massimo “anziana”.
Sono più di vent’anni che faccio fumetti e ho sempre sentito parlare di crisi del settore. Non c’è mai stato un periodo sereno tranne gli anni del boom di Dylan Dog, a cavallo tra anni 80 e anni 90. Quando ho iniziato io, nel biennio 85/86, c’era una crisi ancora maggiore e molte testate avevano chiuso o stavano per farlo. Poi ci fu il miracolo di Dylan Dog che dette ossigeno un po’ a tutto il settore.
Il trend è effettivamente negativo se parliamo di vendite, ma le iniziative sono tante, in Bonelli e fuori, io mi auguro che nei prossimi anni possa venir fuori un altro successo editoriale come quello del personaggio di Tiziano Sclavi , basterebbe anche solo la metà, considerando il mercato attuale, ma che creasse una nuova generazione di lettori.

Il suo libro, pubblicato da poco per Coniglio Editore, “Lezioni di Fumetto”, si rivolge ad un pubblico mirato o più eterogeneo?
Assolutamente mirato.
E’ inserito in una collana per addetti ai lavori dove si parla del lavoro di fumettista e in alcune pagine si descrivono alcuni dettagli tecnici sui metodi e gli strumenti del mestiere. Ma penso, tutto sommato, che sia un libro godibile anche per il semplice lettore appassionato di fumetti.

Come si sente a presentare a Salerno, la sua città, il libro “Lezioni di Fumetto” e per giunta nell’ambito di un evento dedicato agli amanti del fumetto?
E’ una bella soddisfazione. Ormai sto facendo un vero e proprio “tour” con Davide Occhicone. Siamo stati a Napoli, Cattolica, Battipaglia, Roma…E’ veramente un’esperienza divertente.

Ha iniziato come autodidatta negli anni 80 con la rivista amatoriale “Trumoon”. Poi è approdato alla Bonelli. Come giudica questi tempi dove un’artista sembra dover per forza passare sotto la tenaglia di esperienze formative e di apprendimento?
Il fumetto è già una specializzazione. Poi all’interno di esso ci sono le super specializzazioni. Quindi ci sono autori che si affinano con la fantascienza, altri con il genere supereroistico etc.
In questo periodo di crisi ( e qui la tiro in ballo) essere multiformi , sapersi adattare e non rinchiudersi solo in uno stile e in un genere credo sia un’arma in più. Conviene saper fare un po’ di tutto. Ad esempio ci sono autori straordinari come Mastantuono o Celoni che disegnano Topolino, Dylan Dog o Tex con la stessa disinvoltura. Insomma bisogna adattarsi al mercato e non cercare solo di imporre il proprio stile e la propria poetica, seppur sia un nobile intento. Si finirebbe solo per limitarsi e lo spazio è già poco.


Ha collaborato con la Bonelli Editore dal 1990 e precisamente con il numero 51 di Dylan Dog “Il Male”. Com’è stato lavorare a contatto con un grande autore come Tiziano Sclavi?
E’ stata un’emozione già entrare in Bonelli e soprattutto lavorare in una testata principe come Dylan Dog con tanti disegnatori che ammiravo e sui lavori dei quali mi ero anche formato.
Sclavi lo conoscevo già dai tempi del Corriere dei Ragazzi. Mi piaceva come sceneggiatore e come “battutista” . Portava avanti una rubrica chiamata “Sottosopra” che era già un compendio delle “Grouchate” che si sarebbero lette e viste su Dylan Dog,. Con reverenza ed emozione, affrontare le sue sceneggiature è stato un lavoro anche divertente perché Tiziano è molto simpatico. Ci sentivamo spesso per telefono. E’ stato un vero piacere e spero che mi ricapiti in futuro…

Proprio questo le volevo chiedere…ci sarà occasione di rivedere insieme Brindisi e Sclavi in un albo Bonelliano?
E chi lo sa. Spero proprio di si.
Lo sperano in tanti, soprattutto i lettori, e che i disegni siano miei o di un altro non importa.
Che io sappia Sclavi non è a lavoro su sceneggiature nuove, ma segue sempre il suo personaggio come supervisore.

Quindi il periodo “aureo” di Dylan Dog coincide con la presenza di Sclavi o i nuovi sceneggiatori stanno facendo comunque un buon lavoro?
Sicuramente sono grandi professionisti. Ma Dylan Dog era e rimane la summa delle paure e dei sogni di Tiziano. Tiziano è Dylan, Dylan è Tiziano. Impossibile scinderli.

Che cosa ha in più, e cosa in meno, il mestiere di disegnatore rispetto ad altri lavori più comuni?
Non cambierei il mio lavoro con nessun’altro.
Il pregio principale, al di là del fattore artistico e creativo, è che è un lavoro che puoi fare come vuoi, quando vuoi, dove vuoi. Riesci a creare degli interi universi con un semplice foglio di carta, una matita e un pennarello. Con pochissimi mezzi hai un potere straordinario. Ed è fantastico.

Come disegnatore quale personaggio dei fumetti ha più amato ? Quale invece quello che ha maggiormente detestato?
Detestato nessuno, però ho avuto qualche problema con Nick Raider perché non ho mai imparato a disegnarlo come mi sarebbe piaciuto, mi riferisco soprattutto alla sua fisionomia, al volto del protagonista che da solo fa il 70 % della riuscita di un albo. Lo dico anche nel libro. Amato, a parte Dylan che sarebbe ovvia come risposta, ti dico un comprimario del numero 121 di Dylan Dog “Finché morte non vi separi”: Lillie, una ragazza con i capelli rossi che assomiglia molto a Nicole Kidman.
Si tratta di una storia molto ben scritta dal duo Marcheselli-Sclavi e credo anche ben disegnata. Sono ancora soddisfatto del risultato a distanza di quasi 15 anni, il che è un miracolo se consideri che spesso non sono contento neanche delle cose fatte un mese fa.

Leggi anche il mio Blog sul Vero Rock:
http://disfunzionisonore.blogspot.com/
Notizie, recensioni, video, anteprime per i veri amanti del genere.

7 commenti:

Unknown ha detto...

Bell'intervista!
Sul fumetto bonelliano ce ne sarebbero di cose da dire, e non tutti complimenti.
Se non altro bisogna però riconoscere il merito a Bonelli di aver salvato un settore che in Italia non è mai stato al top.
Peccato solo che sia diventato un po' monopolistico...
Comunque gli anni del boom di Dylan Dog erano spettacolari. Ricordo con molta malinconia quando contavo i giorni in attesa del nuovo numero in uscita.
Cavoli, sembrano passati dieci vite...

EDU ha detto...

Grazie di cuore Alex.
Bruno Brindisi è di Salerno eppure non l'avevo mai incontrato.
Trivarmelo di fronte per fargli un'intervista mi ha emozionato non poco.
Ho perfino balbettato... ^__^
Dyla Dog è stato parte della mia adolescenza.
E' stato un amico con cui ho imparato tante cose tra cui ad amare i libri in ogni loro forma.
Come te sono legatissimo a quel periodo e anch'io contavo i giorni e perseguitavo il giornalaio.
Una volta feci sega a scuola mi comprai diversi arretrati e un panino e passai nel parco pubblico a pochi km di casa uno dei giorni più belli della mia vita.
Ero libero e potevo leggere il mio eroe del cuore... da solo, senza nessuno che rompesse.
Ancora oggi rivivo quei momenti con nostalgia e rimpianto.

Unknown ha detto...

Guarda... davvero.
Rimpiango anch'io quei momenti faccia a faccia con fumetti, libri o librogame. Bastavano sul serio una panchina (o un prato, quando andavo in montagna dai nonni) per sentirsi padroni del mondo.
Niente cellulari con cui essere raggiungibili da chiunque, nessuna fretta di correre a casa per controllare le mail. Niente impegni e responsabilità.
E' proprio un passato che non tornerà più.

EDU ha detto...

Alex
ho la terribile sensazione che sia come dici tu...
Che un periodo magico e sereno della nostra vita se ne sia ormai andato via per sempre e non tornerà mai più.
Una vita diversa fatta di semplicità, passione, rispetto e sorpresa che rendeva tutto più dolce, più vivibile.
Ora siamo solo più arrabbiati, amareggiati e cinici.
E forse solo la forza della scrittura e della lettura possono un pò alleviare queste sofferenze e questa solitudine...
Sono molto contento che anche tu abbia condiviso certe esperienze...
La nostra generazione è quella più combattuta tra il passato e il futuro.
E a volte io rimpiango il passato.

Anonimo ha detto...

Verissimo, verissimo.
Quando ne parlo mi dicono che è la classica nostalgia di chi non è più giovanissimo e rimpiange gli anni più belli.
Magari in parte è vero, non lo nego. Eppure era davvero un mondo più semplice, fatto di soddisfazioni microscopiche, ma vere e tangibili.
Ora, non so se rinuncerei facilmente a questo presente. Prendi internet, la tecnologia, che ci avvicina tutti. Sono grandi invenzioni, io per primo le sfrutto al massimo.
Ma, come succede per ogni cosa, c'è un prezzo da pagare. Prendi una cosa e ne perdi un'altra.
A volte non sono sicuro che nello scambio ci sia da guadagnarci.

PS: vedi che discorsi interessanti saltano fuori partendo da un post sui fumetti...

EDU ha detto...

Vero.
Internet da cmq grandi possibilità.
Ti faccio un esempio:
inizio anni 90 scrissi una serie di racconti horror con la vecchia e memorabile macchina da scrivere di mio padre.
Solo per ricopiarli senza errori ci misi quasi un mese.
Era roba amatoriale e splatter influenzata dai Dylan Dog e altri fumetti più underground.
Ovviamente volevo farmi conoscere e lasciavo annunci su vari giornali e giornalini di musica, di horror etc.
Non c'era altro modo.
Praticamnte mi ero autoprodotto e mi facevo conoscere tramite centinaia di lettere...
Anche quelli sono bei ricordi.
Quando arrivava una lettera era sempre una festa.
Ovviamente internet era ben lungi dall' essere il mezzo stratosferico che è ora.
Eppure avevo cmq dei contatti virtuali ( o cartacei).
Internet anche a me ha dato grandi possibilità ( tra cui quella di conoscere te ed altri persone brillanti: penso a Lazzati, Panigada, Glauco, Simone, Bob etc.) e anche qualche cantonata ( penso che hai capito a cosa mi riferisco...).
Eppure, banale a dirsi, il passato, il mio passato ha un sapore e un vividezza che gli istanti attuali non hanno...
Magari cambierò idea tra qualche giorno.
Grazie come sempre per i commenti.

Anonimo ha detto...

Ottimo aneddotto quello sulle lettere vecchio stile.
Io mi ricordo che ogni tanto scrivevo alle redazioni dei fumetti o a quelle di riviste tipo "Nosferatu" e "Mostri". Ci mettevo quasi un pomeriggio a scrivere qualcosa di decente, poi uscivo a prendere il francobollo etc etc.
E dovevi aspettare un mese o due per vedere se ti pubblicavano.
Cacchiolina, più ne parlo, più mi sembra una roba ottocentesca! Invece erano "solo" 15-20 anni fa.
Forse adesso abbiamo troppa immediatezza in tutto, e non ci gustiamo più l'attimo. Per reputi quanto la posta elettronica la migliore invenzione dell'ultimo secolo e mezzo...