lunedì 16 novembre 2009

SIMON RAVEN - IL MORSO SUL COLLO ( GARGOYLE BOOKS - 2009)

Nel 1819 lo scrittore inglese John William Polidori, pubblicava sulla rivista New Monthly Magazine, “The Vampire”, il primo racconto della letteratura moderna su questa creatura leggendaria e oscura.
Simon Raven , più di un secolo dopo, ( nel 1960) riprendeva alcuni elementi (fin troppo abbozzati e astratti) del racconto di Polidori creando una stesura definitiva del mito e del viaggio come ( estrema) ricerca di esso.
Una sorta di “Classicismo Vampirico” che affonda le sue radici nella storia, nell’arte e nel folklore.
I punti in comune sono tanti a partire dalla trama:
ne “Il Vampiro”, i protagonisti, il giovane Aubrey ( ingenuo e caratterialmente debole) e il “luciferino “ Lord Ruthven ( invero il prototipo delle fissazioni “byroniane” di Polidori) partono insieme per un viaggio in Grecia.
Entrambi scopriranno la loro natura nascosta ( sia essa vampirica o solo puerilmente umana) a spese della vita e dell’amore di una giovane donna.
Ne “Il Morso sul collo” di Raven, Richard Fountain, dopo un’esistenza votata al dovere, allo studio e all’ubbidienza, decide di travolgere ogni vincolo che lo riguarda e approdare sulle meravigliose isole greche in modo da poter conoscere e approfondire i vecchi dei e loro storia ma soprattutto per trovare la libertà perduta.
Quindi in entrambi i racconti abbiamo il viaggio come ricerca della propria affermazione.
Solo che in ogni romanzo moderno che si rispetti,( e qui torniamo all’humus del discorso) il movimento dei protagonisti porterà non solo al loro cambiamento emotivo/filosofico ma anche e inevitabilmente alla comprensione di un male antico e profondo.
Nel racconto di Polidori si tramuterà nella presa di coscienza dello stesso Aubrey ( alter ego dell’autore fin troppo cieco e passivo) di fronte al mostruoso e al grottesco.
Nel romanzo di Raven sarà metafora di libertà acquisita attraverso un amore “diverso” e come tale imparentato inequivocabilmente con la morte: l’accoppiamento con il Vampiro/Femmina.
La differenza in tal caso è evidente:
Lord Ruthven è solo un’idea di grandezza e pressapochismo che come tale si nutre solo delle sventure di chi gli sta vicino ( Aubrey, la sorella etc.).
Non c’è dinamismo psicologico nei personaggi di Polidori.
Solo causa ed effetto.
La donna che si”ciba” dell’amore e del sangue di Richard è invece un ‘essere controverso e prismatico.
Vive in un mondo di luce ( Creta, Corinto e in genere in posti dove il sole è elemento cardine del paesaggio), ma i suoi desideri sono quelli di una qualsiasi non-morta rintanata in un castello dei Carpazi.
Sangue, potere e morte.
Tre elementi che saranno inequivocabilmente e “modernamente” spiegati dal personaggio del Prof. del Britsh Museum in una delle pagine più intense, ma scritte in un romanzo mainstream sui vampiri.
Quindi modernizzazione del Vampiro.
Anni luce prima del romantico decoro di Anne Rice.
O del post-modernismo annacquato della Mayer.
Raven prende un substrato di miti,letture e aspirazioni personali e li fonde in una letteratura “adulta” e come tale votata alla metafora più pura.
Certo è stato uno scrittore controverso dalla vita difficile e spesso rivolta all’autodistruzione.
E convenzioni e regole non dovevano far parte del suo personale modus vivendi.
Già solo questo basterebbe per spiegare la genesi letteraria de “Il Morso sul collo”.
Una denuncia contro ogni vampirismo sociale e borghese.
Richard Fountain ( inevitabilmente alter ego “onirico” dell’autore) ingabbiato in una serie di vincoli materiali e spirituali è il vero Romantico Moderno.
Un ‘evoluzione illuminata del Byronismo fine a stesso di Polidori.
Un uomo in lotta con i suoi desideri più nascosti che trova nello studio e nel movimento verso una terra promessa ( seppur letta solo in un libro accademico) la chiave della sua “nuova dannazione”.
Ripeto, anni prima del Vampiro Post- Moderno che ritroviamo con frequenza nelle nostre librerie.
Per quanto riguarda lo stile del romanzo Raven doveva avere in mente due schemi narrativi ben precisi mentre procedeva alla stesura de “Il Morso sul collo”.
Di sicuro quello del Giallo tradizionale.
Non a caso nella prima parte del romanzo si procede a tentoni tra teorie e indagini per scoprire i motivi che hanno portato alla scomparsa di Richard.
La seconda parte è la migliore e porta il Gotico in una nuova fase di ispirazioni e descrizioni. L’incontro notturno degli amici di Richard ( accorsi a Creta per aiutarlo) con il mito del Vampiro Balcanico è di una vividezza accecante.
Pagine di assoluto valore.
Inevitabilmente l’ultima parte chiuderà il cerchio e la lascio volentieri alla curiosità del lettore.
La Gargoyle ha pubblicato uno dei suoi romanzi meno imparentati con il mainstream vampirico attuale e più adulti, sia come simbologie che come meccanismi narrativi.
Un libro di qualità che come tale cerca un lettore di qualità ed è a questi ultimi che mi rivolgo per un’attenta lettura e decodificazione delle pagine di Raven.
Ne resterete “sedotti”.
Garantito.

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