lunedì 6 dicembre 2010

TERZO E CONCLUSIVO VOLUME DELLA SAGA DI VARNEY IL VAMPIRO

GARGOYLE
presenta
VARNEY IL VAMPIRO - All'ombra del Vesuvio
di Thomas Preskett Prest e James Malcolm Rymer
Il terzo e conclusivo volume della
più antica saga vampirica letteraria
finalmente in edizione italiana

Traduzione di Chiara Vatteroni
Introduzione di Mauro Boselli

In libreria dal 26 novembre 2010

leggere Varney vuol dire affidarsi a qualcosa di antitetico a tutto ciò che è oggi letteratura, accettare di prenderci gusto, compiere quasi un atto di anarchia

ll terzo volume della saga di Varney il vampiro dal sottotitolo "All'ombra del Vesuvio" è costituito dai capitoli che vanno dal 127 al 237 e si apre con l'introduzione "Vampiri e penny-a-liners" di Mauro Boselli, sceneggiatore di fumetti nonché creatore del popolarissimo e sofisticato Dampyr (Sergio Bonelli editore): la storia di Harlan Draka, nato dall'unione di un'umana con un vampiro - le cui vicissitudini, in alcuni episodi, sono chiaramente ispirate a quelle di Varney. Tale introduzione si rivela una vera e propria lectio magistralis sull'importanza che i penny dreadfuls (racconti terrifici dal costo di un penny, stampati in fascicoli settimanali nell'Inghilterra del XIX secolo) e i penny-a-liners (autori, come Thomas Preskett Prest e James Malcolm Rymer, per lo più destinati all'anonimato, artefici di vere e proprie factories ante litteram di scrittura creativa) hanno rivestito nel variegato scenario della paraletteratura entro cui il filone orrifico viene ancora situato.
Nella parte conclusiva della trilogia, l'inafferrabilità continua a contraddistinguere il vampiro Varney: irriverente e puro al contempo, avido e gentile, spietato e tenero. Questa aporia comportamentale ne sancisce l'irriducibile modernità, cogliendo in contropiede - come accadeva a quello di ieri - il lettore di oggi, che viene sistematicamente smentito nelle sue conclusioni. "Varney è un vampiro, ma in che senso?"
Malgrado ciò, la multisfaccettata personalità del Nostro si rivela qui in tutto il suo patimento: se ne raccontano le origini che risalgono alla fine del 1300, quando egli era ancora un giovane suddito dalle fattezze umane sotto il regno di Enrico IV. La condanna al vampirismo è la conseguenza della condotta efferata di Varney, reo di essersi macchiato del più turpe dei delitti: l'uccisione del figlio; dunque sulla trasmutazione vampirica grava una valenza morale.
Apice di questa epifania è l'incontro tra Varney e il reverendo Bevan, bellissima figura di religioso, che fa della tolleranza il fulcro del suo esercizio pastorale e che, non lasciandosi inibire dalla natura del Nostro, vorrebbe aiutarlo a redimersi, spiazzandolo. Non si faccia, però, l'errore di credere che l'opera sia portatrice di un'ideologia eccessivamente distensiva verso la Religione, se a circa metà del volume Juliet, una giovane probanda suo malgrado, pronuncia a riguardo parole di inequivocabile pregnanza critica: «Invece di tutelare i poveri e i deboli contro i ricchi e i potenti, come dovrebbe fare, la Religione opprime chi non ha potere».
Feuilleton sentimentale ("Varney il vampiro alla ricerca dell'amore mai trovato" potrebbe essere un altro sottotitolo), la saga di Varney è anche una portentosa commedia umana costume dove i siparietti domestici regalano momenti comici spassosissimi, agevolati dall'estrema stilizzazione dei numerosi comprimari di passaggio, in intenzionale opposizione alla tenebrosa complessità del personaggio principale.
Altri elementi innovativi di spicco sono: la scoperta di una vera e propria setta vampirica che assiste i non-morti nel loro processo di rivivificazione alla luce lunare (un plausibile riferimento alle logge massoniche che dilagavano in Inghilterra sin dal XVIII secolo); e l'"internazionalizzazione" delle attività criminose del vampiro, tramite un grand voyage proprio in Italia, come usava all'epoca per i rampolli di buona famiglia.

Da Varney - All'ombra del Vesuvio:
Varney era un uomo distinto e compito, dai modi raffinati e con il raro e magnifico dono dell'eloquenza; sappiamo che, mettendo probabilmente a frutto la consolidata esperienza dalla sua lunga frequentazione della buona società - una frequentazione che si era estesa per così tanti anni - era in grado di adattarsi ai gusti e ai sentimenti di tutte le persone, esercitando in tal modo quel fascino che gli conferiva un potere così pericoloso.
Per leggere parte dell'introduzione, clicca qui:
http://www.gargoylebooks.it/site/content/si-completa-la-trilogia-di-varney
Per approfondire la letteratura di genere e penny dreadful:
http://www.carmillaonline.com/archives/2010/11/003676.html

Dall'introduzione "Più popolare di così!... Vampiri e penny-a-liners":
Con le nuove, più veloci macchine a stampa, vendere alte tirature di fascicoli a un prezzo così basso poteva ormai costituire un buon affare [.]. Fruibile da parte di questo vasto, nuovo pubblico popolare era anche il lessico usato, meno ampio e più ripetitivo del ricchissimo linguaggio del Maestro Dickens. I semianalfabeti, inoltre, potevano gestire senza troppe difficoltà e senza lasciarsi intimorire la prosa sparsa, rarefatta, serrata che era una delle caratteristiche precipue [.] dei penny-a-liners. [.] battere sull'incudine della propria immaginazione per forgiare fiumi di parole: tutto ciò non esclude per forza passione e talento. Forse in quei fiumi il fango è molto superiore alle pagliuzze d'oro, come si diceva della poesia epica, ma quanta energia scaturisce da una tale vorticosa corrente! In questo senso, i forzati della parola che macinavano penny dreadfuls appartengono di diritto alla rivoluzione industriale e alla produzione in serie, sono gli autori del nuovo pubblico di massa. Non hanno tempo né spazio per le finezze. Da lettore, personalmente m'inchino ammirato davanti alle sublimi vette d'arte raggiunte dai grandi poeti. Ma il mio affetto va a quegli oscuri pennivendoli.
Hanno detto:
Primo vampiro a puntate, Varney è un vampiro in progress: nel senso che il suo particolarissimo statuto esistenziale è definito non tanto dal folklore o da un'interpretazione "forte" del mito, ma dalla necessità di rileggerlo a base di continue, liberissime reinvenzioni. più Twin Peaks che Dracula.
Franco Pezzini - L'Indice-Libri

Dalla letteratura al cinema, tra proposte usa e getta che ammiccano ai nonpensanti e operazioni seriose che rivendicano invece lo statuto di genere, le offerte non mancano. Tant'è che la prima traduzione in italiano di un classico della letteratura vampirica come Varney può sembrare un rischio. Se non fosse che a mano a mano che si seguono e inseguono le vicende di questo non-morto [.]. E gli stereotipi lasciano il posto a una duttilità psicologica degna di un personaggio da dramma borghese. Tale la novità di un'opera scritta in forma seriale tra il 1845 e il 1847 nell'Inghilterra vittoriana, tra i colpi e i contraccolpi della Rivoluzione Industriale e le mutate esigenze di un mercato editoriale più ampio e "alfabetizzato". Questo è il senso della sua pubblicazione, ora, in un'Italia omologata e accidiosa.
Alessandra Bernocco - Europa

Leggere queste pagine vuol dire prendersi una pausa di riflessione da tutti quegli pseudovampiri che vanno di moda oggi, che brillano al sole come statuine segnatempo e che fanno a gara coi licantropi per stabilire chi abbia gli addominali più scolpiti. Vuol dire piuttosto buttarsi a capofitto nell'atmosfera di quella letteratura gotica (forse l'unica) che ha davvero il diritto di definirsi tale. Le descrizioni degli ambienti e dei personaggi, lunghe, quasi snervanti, portano il lettore per mano in quel torpore narrativo che è poi l'habitat del vampiro vero e proprio: lui di tempo ne ha a bizzeffe.
Chiaramente ispirato al Lord Ruthven di Polidori, e altrettanto chiaramente ispiratore del Dracula di Bram Stoker, Varney è però un personaggio più ricco di sfumature. Non è solo un mostro sanguinario, avido di vite umane, ma è anche e soprattutto un essere infelice che desta nel lettore sentimenti di paura e odio ma anche compassione. Varney infatti soffre della sua condizione, vorrebbe poter morire ma non ci riesce: la terribile fame che lo condanna alla vita eterna è più forte di lui.
Enrico Ercole - Ordine del Drago

L'importanza del personaggio è stata molto profonda nel tracciare le coordinate del "vampiro moderno", sia a livello fisico che psicologico. Basti pensare che, nell'universo Marvel, il primo vampiro si chiama Varane. Impedibile per tutti gli appassionati di letteratura gotica.
Daniele Bonfanti - Hera

Varney veste l'abito proteiforme che, giocando sul filo di lana dell'incertezza, lo mostra ora come creatura soprannaturale, ora come criminale di bassa lega, ora come vittima di una maledizione che proprio in lui sembra sortire gli effetti psicologicamente più devastanti, costringendolo a seminare cadaveri lungo la sua scia per salvare una vita che non gli piace, ma che malgrado tutto non riesce a non protrarre più del dovuto.
Luca Pantarotto - AtlantideZine

Con pochi tratti l'attenzione del lettore è tutta lì, schiavizzata dal gesto veloce, dalla prosa gridata e da personaggi che sfiorano la bidimensionalità di caratteri da teatro minore. Poi, pian piano, l'attenzione si sposta oltre e il racconto comincia a prendere corpo. Con esso prende corpo anche una dimensione "scettica" [.] gli autori ritengono l'esistenza dei vampiri una mera superstizione[.] la vocazione razionalista riconduce ogni elemento sovrannaturale nei limiti del conosciuto e dell'esperibile.
Alessandro Izzi - Close-Up

Dati tecnici II volume:
Pagg. 591, brossura
Prezzo: 16,00 euro
ISBN: 978-88-89541-49-4

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