mercoledì 30 marzo 2011

MORBID ANGEL: NUOVO ALBUM A GIUGNO!

Finalmente l'attesa è giunta quasi al termine!
Il nuovo album dei Morbid Angel (con David Vincent nuovamente al timone) sarà pubblicata il 7 Giugno per Season Of Mist records.
Titolo del disco: "Illud Divinum Insanus"
L'uscita del disco verrà anticipata il 16 maggio dalla pubblicazione del singolo "Nevermore" in formato digitale e in vinile 7 pollici. Come b-side il singolo conterrà una versione di "Destructor Vs. The Earth" remixata dai COMBICHRIST.

martedì 29 marzo 2011

THE BRIDGE, IL PONTE DEI SUICIDI - ERIC STEEL (2006)

Titolo: The Bridge
Regia: Eric Steel
Genere: documentario
Anno: 2006

Sinossi
Nel 2004 Eric Steel e la sua troupe, armati di cineprese, hanno tenuto d'occhio il Golden Gate Bridge per documentare un fenomeno drammatico che riguarda il ponte di San Francisco, una delle mete preferite dai suicidi, riuscendo a filmare gran parte delle 24 persone che solo in quell'anno (ma in tutto sono più di 1000) hanno preso la "scorciatoia per l'altro mondo"(Mymovies.it).

Considerazioni
Vorrei scrivere una recensione critica, citare libri e poeti, e magari indugiare per un attimo sulla figura metaforica del ponte…Ma non ci riesco.
Questo documento mi ha sconvolto e non riesco a distaccarmi dal prodotto artistico(?) e avere un giudizio obiettivo.
Ripenso alle vicende delle persone, raccontate nel documentario e ho una fitta allo stomaco.
Li immagino nuovamente camminare avanti e indietro sul quel ponte, prima di buttarsi e l’ansia e le vertigini mi assalgono, lasciandomi senza fiato.
Io non so se sia giusto o sbagliato il suicidio e non so se questo Eric Steel abbia fatto bene o male a riprendere quelle persone sul ponte.
Io so solo che avrei preferito non vedere questo documentario.
Perché nelle immagini patinate e attraenti di San Francisco si nasconde tutta la miseria umana di cui anch’io faccio parte. Ed è più terrificante di qualsiasi babau creato dalla nostra fantasia.

lunedì 28 marzo 2011

EDU SU "365 RACCONTI HORROR PER UN ANNO"

Notizia flash: il vs caro amico blogger Edu sarà presente nella nuovissima antologia edita da Delos Books col titolo di "365 racconti horror per un anno". Il racconto, posizionato al giorno 14 Dicembre si intitola "Lettera di un disertore".
Il libro, in uscita il 15 Maggio 2011, può essere ordinato a questo link:
http://www.delosstore.it/delosbooks/scheda.php?id=38345
Take care!

domenica 27 marzo 2011

IN USCITA "L'ALBA DEGLI ZOMBIE"

Sinossi:
Il biennio 2011-2012 viene salutato come la nuova stagione dei morti viventi.
Che spetti agli zombie il compito di traghettarci verso l’attesa apocalisse del dicembre 2012?
Di certo nessuno se lo augura sul serio, ma chi, meglio dei non-morti di George Romero, puo' aspirare al titolo poco ambito di 'araldi dello sterminio'?
A piu' di quarant’anni dalla uscita deflagrante del film 'La notte dei morti viventi', opera che costituisce il mito di fondazione dello zombie post-industriale, non si placano le passioni e le 'fameliche' aspettative dei fan. Ne' diminuiscono film, libri e serie Tv.
Una nuova 'alba degli zombie', sperando non sia l'ultima, sta sorgendo.
La presente opera ambisce a connotarsi come summa sull’esalogia romeriana dei living dead, proponendosi come punto di riferimento per appassionati, ricercatori o semplici curiosi: la storia, dal 1968 a oggi, dei film suddetti e delle innumerevoli ricadute della mitologia dello zombie in campo culturale e cinematografico, mettendo a fuoco l’orizzonte sociopolitico del non-morto e delle sue tante rielaborazioni nella fiction. Una paura che continua a materializzarsi nel luogo classico del trauma collettivo: il cinema.
Accanto ai saggi complementari di Danilo Arona, Selene Pascarella e Giuliano Santoro, un’intervista esclusiva a George Romero a cura di Paolo Zelati.
Data di pubblicazione: Aprile 2011

Gli autori:
Danilo Arona e' nato ad Alessandria, e' giornalista, scrittore e critico cinematografico. Dal 1978 a oggi ha firmato oltre venti titoli tra saggi di cinema, inchieste sul lato oscuro del sociale e romanzi horror. Nella sua produzione piu' recente spiccano: 'L’ombra del dio alato', 'La stazione del dio del suono', 'Palo Mayombe', 'Cronache di Bassavilla', 'Black magic woman', 'Finis terrae', 'Melissa Parker e l'incendio perfetto', 'Santanta', 'Pazuzu', 'La croce sulle labbra'.
Il suo sito: www.daniloarona.com

Giuliano Santoro e' giornalista. Fa parte della redazione del settimanale 'Carta' e si occupa di politica e societa'.
Suoi articoli sono usciti su 'Il Manifesto', 'Il Messaggero, 'Il Quotidiano della
Calabria', 'Il Ponte', 'Posse'.
Suoi saggi sono comparsi in 'L’impero invisibile' (Nda Press) e 'Stranieri!' (Manni).

Selene Pascarella e' nata a Taranto nel 1977, si e' laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi dedicata al cinema italiano dell’orrore e del fantastico; e' giornalista dal 2005.
Appassionata fin dall’adolescenza di ogni sottoprodotto nero dell’industria culturale, collabora con la rivista 'Carta', per la quale cura una rubrica dedicata alla fiction seriale televisiva, si aggira nel sottobosco della critica cinematografica on line dall’interno di un insospettabile portale mainstream, pascola spesso e volentieri nei territori selvaggi del gossip, si e' infiltrata per alcuni anni nell’'Annuario di Poesia' curato da Giorgio Manacorda (Castelvecchi), ha pubblicato il racconto 'Mondovisione' all’interno della
raccolta 'Tutto il nero del Piemonte' a cura di Danilo Arona.

sabato 26 marzo 2011

FELIS CATUS: TUTTO L'ALBUM IN FREE DOWNLOAD

Sono davvero felice di segnalare l'uscita di "Answers to human hypocrisy", nuovissimo album dei FELIS CATUS, progetto ambient/ black metal ad opera del polistrumentista siciliano Francesco Cucinotta.
A questo link:
è possibile scaricare gratuitamente l'intero album.
Buon ascolto!

venerdì 25 marzo 2011

ENZO RIZZI – HEAVY BONE, DIABULUS IN MUSICA (AARON WORKS – 2010)

Heavy Bone: frammenti di un’omicida (metallaro)

Adoro Hevy Bone. Lo adoro perché si prende gioco di moralismi da parrocchia e delle seriosità tipiche di quelle rockstar ormai nell’olimpo del successo, di satanassi e prezzolati indagatori, di farabutti e pericolosi parassiti dello star system.
Lo amo perché pur essendo uno spietato serial killer dai modi truculenti e dai piani che finiscono sempre in una carneficina, racchiude tutte le peculiarità che lo rendono assolutamente un eroe del genere metal.
E’ questa la contraddizione più grande ma anche la forza espressiva del “caracter” tutto italiano (opera del veterano Enzo Rizzi da Taranto): riuscire a colpire l’immaginario tipico dell’Heavy Metal tradotto alle masse (chitarre, magliette nere con strani loghi & disegni, capelli lungi, groupies, droga e musica ad altissimo volume) e allo stesso celebrandolo nei modi che nessuno finora si è sognato di fare.
Ammirare i disegni (opera di tanti bravi autori nostrani) e apprezzare le storie molto horror (scritte da Rizzi) mi riporta per incanto a quel saggio che abbiamo scritto nel 2010 e che (non a caso) vede Heavy Bone come uno dei protagonisti più lampanti della commistione tra fumetto e musica.
Come puntualmente dice Paolo Di Orazio sul saggio: “Heavy Bone è una vera e propria icona rock splatter che celebra la contaminazione massima tra Rock e fumetto”.
Ma non fermiamoci solo all’estetica che comunque è un trionfo di ombre e luci tipiche dell’immaginario legato all’ Heavy Metal.
In “Diabolus in Musica” Enzo Rizzi si diverte a costruire una sorta di Ucronia nerissima applicata ovviamente alle sorti dei grande deceduti del music business. E allora troviamo il repellente zombie/metallaro che consegna un fucile a canna mozza ad un certo Bart Cocain (ehm…), passa della droga imprecisata ad un certo Lenny dei Motor Hell e convince un bluesmani di colore, tale Rob Johnston, a intavolare un patto mefistofelico che lo porterà al successo ma anche a una morte atroce. Rizzi afferra i tragici eventi legati alla morte prematura dei grandi miti del rock e li ammanta di un alone horror, attingendo a pine mani dal fumetto splatter italiano di metà anni ’80 (Splatter, Mostri, primi Dylan Dog, Demonhunter) e dai grandi classici del cinema e delle letteratura.
Un fumetto che vive e si rigenera di citazioni e celebrazioni, di ironia macabra e ambientazioni sulfuree, di tragiche leggende e brumosi misteri.
Se si deve parlare di Horror letterario e fumettistico, "Diabolus in musica" è di sicuro un libro da non perdere.
Take care!

Note tecniche:
HEAVY BONE – Diabulus in Musica
Aaron Works – Euro 9,90
Di Enzo Rizzi
Copertina di Alex Horley
Disegni: Alessio Fortunato, Arjuna Susini, Lelio Bonaccorso, Fabrizio Galliccia e Walter Trono.
Cover Gallery: Andrea del Campo, Giuseppe Palumbo, Enzo Troiano, Luca Maresca, Andrea Rossetto e Francesco Biagini

giovedì 24 marzo 2011

AARON AINTES - UNTIL THE LIGHT TAKES US (2009)


Titolo: Until The Light Take Us
Regia: Aaron Aintes
Genere: documentario
Anno: 2009

Terribile, terribile!
Siamo di fronte al peggior documento sia mai stato realizzato sul Black Metal nordico e i suoi “eroi”. Peccato non averlo visionato prima altrimenti lo avrei inserito nel capitolo di Horror Rock intitolato “Il crepuscolo del Black Metal”.
La decadenza di un immaginario che aveva fatto sognare un ritorno dell’uomo ai simboli primordiali della sua storia (vecchi dei, foreste, caccia selvaggia, oscurità, sacrifici, folklore) sta lentamente assumendo i caratteri di un processo di degradazione ormai irrimediabile.
“Until The Light Take Us” può essere tranquillamente ascritto a una forma di reality (compiaciuto e compiacente) sul Black Metal. E se il termine “reality” può far già storcere il naso, osservare un noto musicista norvegese che nei primi anno ’90 si era ribattezzato “Fenriz” (un lupo che nella Mitologia del Nord ha significati oscuri legati all’ inferno e ai giganti delle foreste) farsi riprendere mentre viaggia in treno, mette un disco nel suo appartamento accanto allo stendino della biancheria, si fa una canna e brinda in un locale di Oslo mentre bacia una ragazza…
Questa, signori miei, è davvero la fine!
Il buon Gylve ci tiene a far conoscere la sua parte giovanile (viene anche perquisito in treno per ragioni che non vengono specificate nel documentario) e solare (da qui anche il titolo?) e vederlo in questo “film” mentre si fa intervistare come un personaggio del Grande Fratello, (faccione in primo piano e cazzate a raffica) ridimensiona e di molto il giudizio che uno si è potuto fare sul suo conto. Dove sono gli archetipi ancestrali del Nord? Dov’è la guerra ideologica e violenta ai valori cristiani? Dove sono i signori del caos? Dov’è l’indagine antropologica sul movimento?
Il tutto è ridimensionato ai soliti fatti riproposti ormai in tutte le salse e per di più col sorriso sulle labbra (vero Hellhammer?).

C’è però una parte di questo documentario che mi ha impressionato e non poco: Gylve, dopo il "tragicomico" viaggio in treno entra in un’ anonima mostra d’arte.
All’improvviso si paralizza davanti una parete piena zeppa di fotografie. Sono i vecchi eroi della scena Black Metal: Dead e Euronymous.
Fotografie di ragazzi truccati da cadaveri che hanno trovato la morte nei modi più orribili ed efferati. Quelle immagini fanno davvero paura. Sembrano incisioni medievali di vecchi demoni relegati negli antri più oscuri della mente umana.
Sono simboli di morte, di disastro, di tormento da sempre legati all’estetica black metal. Gylve osserva quello che non è più (un lupo del Black Metal) e rimane attonito.
Sembra quasi non voglia rimanere troppo in quel luogo di ricordi e sangue.
Gylve guarda l’ombra di un sogno di cui più non è parte, avendo scelto la luce delle telecamere e la visibilità di un qualsiasi musicista metal.
Da segnalare anche un’intervista (penso inedita anche se ho l’impressione di aver già letto da qualche parte alcune sue dichiarazioni…) in carcere a Varg Vikernes.
Le immagini sono di sicuro effetto. Il "babau" norvegese viene accompagnato (vestito di pantalone mimetico e barba da sciamano) da una guardia nella stanza adibita per l’intervista.
Le sue risposte sono le solite ma sono anche più razionali e condivisibili di quanto si possa pensare. Questo per dire che dietro il musicista nordico che ha commesso una serie di crimini e sciocchezze varie c’è comunque un uomo che pensa con la propria testa, attingendo a piene mani da quell’immaginario che lui stesso ha contribuito a creare.
Troppo poco per salvare questo “Until Light Take Us” che manco a farlo apposta, ci da un segno definitivo di quanto il Black Metal sia ormai un’ombra che si confonde nella notte impenetrabile e perenne del Nord.

mercoledì 23 marzo 2011

DANILO ARONA – PALO MAYOMBE (KIPPLE OFFICINA LIBRARIA – 2011)

“Con la difficoltà che mi è propria quando è di scena l’autocitazione, non si può negare che i miei lavori hendrixiani, Rock, Il Vento urla Mary, Palo Mayombe e Ancora il vento piange Mary siano purissima rock horror fiction”.
E se lo dice Arona in persona con una dichiarazione in esclusiva per il nostro saggio “Horror Rock, la musica delle tenebre” allora bisogna credergli sul serio.
Andiamo con ordine: sull’argomento “Rock Horror Fiction” se n’è parlato parecchio sul questo blog. Chi non ha memoria corta sa per certo che gli ultimi romanzi di Mario Gazzola (Rave di Morte) e Luigi Milani (Nessun Futuro) sono tranquillamente ascrivibili a questo genere “di confine” tra la narrativa di genere e l’immaginario rock legato soprattutto alle icone più autodistruttive e tormentate.
"Palo Mayombe" non sfugge a questa categorizzazione mischiando una storia nerissima, quasi esoterica (sia per stile ricco di particolari e simbolismi nascosti che per contenuti) con la vicenda di un giovane chitarrista (uno dei tanti alter ego di Arona) legato in modo maniacale alla figura ombrosa di Jimi Hendrix.
Edito in un primo momento dalla casa editrice Dario Flaccovio, Palo Mayombe è un romanzo che viene riproposto in forma nuova da Kipple Officina Libraria.
La spiegazione ci viene data dallo stesso autore in un’intervista recente sulla rivista on line Knife:
“Palo Mayombe 2011 è in termini cinematografici il remake di quello pubblicato per Flaccovio nel 2004 con qualche elemento in più e soprattutto un nuovo finale connettivista”.
Sul romanzo ci torneremo a breve.
Ma cos’è questo fantomatico culto che tutti hanno sentito nominare ma nessuno conosce davvero? Così lo descrive l’antropologo Andrea Brocchi Modrone sul sito Riflessioni.it:
“Scrivere sul Palo Mayombe è una sfida, la più grande sfida che un uomo possa trovare innanzi. Significa scontrarsi non solo con la Tradizione, dovendola spiegare senza “svelarne” le trame iniziatiche segrete, ma anche scontrarsi con i luoghi comuni, che lo dipingono come pura magia nera condita da sacrifici di sangue e rituali cruenti, e scontrarsi, infine, con la stessa natura del Palo, che è sciamanico e che differisce da “rama” a “rama”, ossia da tradizione a tradizione, perché non esiste un solo modo di vivere/seguire il Palo. Il Palo Mayombe è una tradizione che proviene dal Congo ed è stata portata a Cuba nel triste periodo della tratta degli schiavi. Come la più famosa santeria, o il vudu o altre tradizioni di origine africana trapiantate nella diaspora, ha una struttura sincretica, ossia si è mescolata al cattolicesimo dando origine ad una curiosa mescolanza in cui dietro santi cattolici si vengono a celare antichi spiriti africani. Nel Palo Mayombe questi spiriti sono chiamati Mpungos e sono considerate le manifestazioni del Dio unico Nsambi”.
Danilo Arona, uno che sul lato oscuro della spiritualità umana ha costruito una serie di romanzi unici e indefinibili (“Santanta” ci sta a pennello in questa recensione), non si tira indietro costruendo un romanzo dove forze ancestrali e meta empiriche flirtano con le vicende puramente (e mestamente) terrene dei vari personaggi del libro (strambi, eccessivi, tremendamente "aroniani") influenzandole in un gioco di specchi e rimandi che sono tipici della narrativa dell’autore di Bassavilla.
Di sicuro “Paolo Mayombe” è uno dei romanzi più complicati ed eterogenei letti da me finora nella sua sconfinata bibliografia. Un coacervo di mefistofeliche atmosfere caraibiche e di desideri prosaicamente umani di possedere la triade occulta che da sempre richiama alla dannazione più pura: sesso, droga e rock’n’roll.
Di sicuro un lettore attento potrà notare che un elemento caratterizzante del romanzo, la mutazione del corpo dettata da una infestazione demoniaca è presente (anche se in forma diversa) in altri suoi illustri libri. Pensiamo all' “L’Estate di Montebuio” (Gargoyle Books) o al Segretissimo Mondadori “La Croce sulle labbra”.
Il demone che diviene carne e chiede un tributo di morte è uno dei temi principe della letteratura dell’orrore e Arona non ha intenzione di scontrarsi con questa cupa tradizione, costruendo una storia dove musica e desideri inconsci, squallore terreno e visioni paranormali, sesso e morte, ritagliano un affresco atipico e per questo affascinante.
Perché come scrive Gary Herman in “Rock Babilonia” (tra l’altro tradotto proprio da Arona nel 2004) :”Il Rock’n’Roll è il simbolo dei sogni più segreti dei giovani e scava nell’abisso vergognoso tra i sessi”.
Il sesso diviene il grande livellatore delle vicende umane, nella disperata e mai appagata ricerca del successo e dell'immortalità. La vita che va oltre la vita, quindi la morte. Il Rock che divora i suoi figli (la copertina del libro è eloquente in tal senso).

martedì 22 marzo 2011

FABRIZIO BORGIO – MASCHE (FRATELLI FRILLI EDITORE – 2011)

La figura controversa della “Strega” è da sempre uno degli elementi caratterizzanti della letteratura di genere gotico o del mistero. Da H.P. Lovecraft a Clark Ashton Smith, da Anne Rice a Jeanne Kalogridis, l’universo eterogeneo della narrativa horror si è spesso confrontato con un archetipo oscuro e mitologico che sembra legato addirittura alle prime forme di culto religioso praticate nel Neolitico: il culto della Grande Madre.
Manteniamoci su binari più consoni: se guardiamo indietro nel tempo possiamo ritrovare terribili meggere nel Libro I delle Satire di Orazio dove vengono descritte come “sinistre figure, scarmigliante e ululanti che si aggirano fra le tombe, seguite da cagne infernali” o ancora nella “Farsaglia” di Lucano (Libro VI) fino ad arrivare al Macbeth di W. Shakespeaere.
Si può dire quindi che tutto lo scibile umano ha cercato spesso di raccontare e decodificare una leggenda che, attraversando i secoli bui del Medioevo e della Santa Inquisizione, è arrivato fino ai giorni nostri.
L’autore piemontese Fabrizio Borgio (classe 1968), al suo esordio letterario, decide di indagare nel senso escatologico del termine, il mondo oscuro e metafisico delle “Masche” (termine piemontese che sta ad indicare le cosiddette fattucchiere, anche se la parola in sé ha vari significati uno più nefasto dell’altro), ingabbiandolo nel forma definita del giallo letterario. Gli elementi classici del genere ci sono tutti: un commissario tormentato e solitario, un delitto inspiegabile e sufficientemente misterioso (nonché efferato), un puzzle da comporre e che ha diversi tasselli da pescare nel passato dei personaggi coinvolti nel caso. Ma Borgio non ha intenzione di soffermarsi sui canoni definiti del genere e costruisce una mystery novel dove gli elementi soprannaturali e demoniaci sono delineati con lucida determinazione. Il patto tra l’uomo/schiavo/medium del male e le forze della notte materializzate nel archetipo della strega vecchia e deforme è un lido sicuro sul quale far naufragare “nave bianca” di lovecraftiana memoria, che poi non è altro che la fantasia dell’uomo rivolta alle cose che da sempre lo terrorizzano e lo spingono a indagare il proprio destino: la morte e il dopo.
“Masche, tra le Langhe e Monferrato Stefano Drago indaga” è una storia onesta, scritta da un autore che ha grande competenza e passione sul tema che va a sfruttare, non lasciando spazio a divagazioni scientifiche o prettamente razionali. Il commissario, sulla scia degli indagatori della letteratura pulp come Carnaki o De Grandin, crede sul serio al paranormale e cerca di contrastarlo con le sole armi che l’uomo può usare in tal senso: l’intelligenza e il buon senso.Insomma una storia tutta italiana che va a toccare quel retroterra di leggende, cunti, miti e ancestrali visioni che da sempre rendono la nostra cultura una zona d’ombra fitta e a volte impenetrabile.

lunedì 21 marzo 2011

HORROR ROCK SU ONDA ROCK!

Il giornalista e scrittore Luigi Milani scrive del nostro saggio su Onda Rock: "Eduardo Vitolo e Alessio Lazzati firmano un libro che è riduttivo definire saggio. "Horror Rock" (Arcana Edizioni, 2010) può infatti essere considerato la "summa suprema" di un genere che nel corso degli anni ha assunto connotati sempre più universali".
Questo e altro lo potete trovare a questo link:
Stay (Horror) Rock!

domenica 20 marzo 2011

FANTASTIC TALES RELOADED SU LO SPAZIO BIANCO

Sembra che agli amici e colleghi del portale "Lo Spazio Bianco"(dedicato al mondo del fumetto tout court) sia piaciuta davvero la mia recensione alla graphic novel "Vendetta" di Stephen Gunn (Stefano Di Marino) e Francesco Martorino.
Non posso quindi che segnalare con somma soddisfazione la riedizione (dopo essere stata curata in un primo momento sul blog IL MONDO DI EDU) sullo stesso portale della recensione a "Fantastic Tales", fumetto lovecraftiano curato da Roberto Revello, Francesco Leonardi e soprattutto Marco Torricelli, al quale ho rivolto anche una serie di domande a tema.
Questo link:
A presto.

sabato 19 marzo 2011

DAL PROFONDO E OSCURO ABISSO: LENTO

Sono davvero onorato di presentare una delle più entusiasmanti sorprese musicali di questo 2011.
I Lento sono una band totalmente strumentale e provengono da Roma. Attivi dal 2004, il loro genere viene descritto come una sorta di approccio introspettivo e implosivo di Doom, Drone, Ambient e Post Rock, prendendo spunto da una vasta gamma di influenze comprese band seminali come Neurosis, Swans e Godspeed You Black Emperor.
Nel giugno del 2007 esce "Supernaturals record one ", album scritto in collaborazione con la Doom/Drone band Ufomammut per Supernaturalcat Records. Il disco può essere considerato come un mostro super ipnotico e tellurico in cui le due band fanno a gare nel presentare le sonorità più pesanti e aliene.
Nel novembre 2007 esce il loro primo full lenght “Earthen” sempre per Supernaturalcat, e distribuito in USA da Relapse. In seguito girano in tour con band qualiBaroness, Pelican, Torche, Nomeansno, Amenra, Liars, Zu,Ufomammut e molti altri .
E passiamo alla primavera di quest’anno quando la band pubblica il secondo album intitolato “Icon” per Denovali Records. Un capolavoro di irruenza e riflessione a detta del sottoscritto che è letteralmente impazzito per questa nuova uscita targata Lento.
L’album è stato stampato sia in formato digipack cd sia in vinile.
Inoltre a questo link:
http://www.denovali.com/lento/
è possibile ascoltare tutto il disco oppure scaricarlo gratuitamente.
Per ulteriori info:
http://www.lento-icon.blogspot.com

venerdì 18 marzo 2011

LUIGI MILANI – NESSUN FUTURO (CASINI EDITORE – 2010)

Scrive Gary Herman, nel saggio “Rock Babilonia”, edito da Il Saggiatore nel 2004:
“L’uso e abuso degli stupefacenti sono sempre stati parte integrante dell’ambiente del Rock ‘n’Roll. In realtà gli eccessi nell’uso di stimolanti e deprimenti di qualsiasi genere hanno caratterizzato l’immagine del ribelle e l’ambiente musicale e artistico fin da epoche anteriori, ancora prima che i bohèmien se ne andassero a passeggio per i viali di Parigi. Per i musicisti rock, prigionieri dei loro appuntamenti incalzanti, degli orari scombussolati e delle aspettative di un pubblico avido di spettacolo, gli stupefacenti possono anche diventare un indispensabile strumento professionale”.
Questo assunto del giornalista inglese, specializzato in “Rock murders” è uno delle travi portanti del bel romanzo di Luigi Milani “Nessun Futuro”, uscito da pochissimo per i tipi di Casini Editore.
Andiamo con ordine: Phil Summers, protagonista/ombra del racconto è un chitarrista/cantante americano (di Aberdeen. Vi ricorda qualcuno, vi ricorda qualcosa?) che dopo aver assaporato l’inebriante profumo del successo ne rimane invischiato come un insetto su una pianta carnivora, entrando lentamente in uno stato di depressione e solitaria incomunicabilità che lo porterà prima a lasciare la scena e poi a intraprendere una vita da disadattato fino ad una morte tragica e assurda (come lo sono quasi tutti i decessi delle rockstar).
Prevedibile? Scontato? Luigi Milani non è uno stupido né un ingenuo (non a caso scrive su uno dei migliori portali di Rock in Italia) e costruisce un romanzo da “backstage” (lo ammetto l’ho presa dalla scheda stampa del libro ma dal mio punto di vista è una citazione sublime…) dove tutta la storia passa attraverso gli occhi di una frustrata giornalista musicale, col pallino per i misteri e i musicisti carbonizzati.
C’è un esaltante e denso profumo di anni ’90 nelle fitte pagine di “Nessun Futuro”. Un desiderio struggente di indagare, attraverso l’attraente modello narrativo della fiction, un periodo indimenticabile della storia del Rock: l’epopea Grunge! A detta di molti critici e non solo, l’ultima vera, grande rivoluzione musicale e di costume che abbia avuto un senso e soprattutto un forte appeal sulle masse.
E allora Phil Summers è lo spettro tormentato e drogato di Kurt Cobain, che nella sua esistenza di disadattato, di outsider ha solo un’arma per poter emergere dallo squallore che lo circonda: il suono distorto di una chitarra e l’urlo doloroso della sua voce dietro un microfono. La sua band, i Chaos Manor, un terzetto indie rock che dalla tristi foreste della stato di Washington, è stato in grado di far ballare, cantare, scopare e commuovere mezzo mondo. Vi ricorda qualcuno, vi ricorda qualcosa?
Spero che l’Autore mi possa perdonere ma per il sottoscritto questo “Nessun Futuro” è uno splendido coacervo di sensazioni e di colori legati ai giorni indimenticabili di Seattle e dei suoi eroi drogati e disperati. Una porta del tempo nel quale immergersi per riscoprire che tutte le lacrime versate e la struggente empatia per i martiri del rock vestiti di flanella e jeans strappati, è ancora vivo nei nostri cuori.
Non basta.
Luigi Milani vive in Italia e come tutti gli scrittori del Bel Paese ha un tarlo che gli rode il cervello: il mistero. Del resto come ho già scritto in Horror Rock, le commistioni tra certe tematiche (ritualistiche, letterarie, artisticamente oscure e mitologiche) e la musica nel Bel Paese sembra attecchire più che in altri luoghi.
Ecco quindi la giornalista Kathy Lexmark, trascinarsi addosso, come una croce di marmo, un’indagine ombrosa e spettrale nella dimensione irreale e ovattata del suicidio da troppo successo, tra ex Chaos Manor rinchiusi in gabbie dorate, addetti ai lavori più disillusi di uno scaricatore di porto e il vuoto di un altro giorno passato a comporre il puzzle di un’esistenza trascinata fino all’orlo dell’abisso. Il Rock è Horror e lo sarà sempre. Il Rock è l’unico mezzo per poter narrare la morte. E il Rock è (a volte) morte.
Infine c’è una coincidenza inquietante che intendo segnalare sempre a proposito di “Nessun Futuro”: qualche giorno fa stavo leggendo le ultima pagine del libro quando mi accorgo che sullo schermo del mio pc un noto portale di musica Hard & Heavy, riportava in evidenza la triste notizia del decesso di Mike Star, ex bassista della seminale grunge band Alice in Chains.
Un altro Phil Summers, dopo una vita di successi ed eccessi era morto solo e povero in uno squallido appartamento di periferia.
In quel preciso momento ho immaginato una cinica e splendida Juliette Lewis (altra rocker maledetta) che nel film di culto degli anni ’90 (ecco!) “Strange Days” recitava una delle battute più belle siano mai state composte: “Sai uno dei motivi per cui i film continuano a essere meglio del playback? Perché la musica cresce, arrivano i titoli di coda, e sai sempre quand'è finita. E' FINITA!”

giovedì 17 marzo 2011

UN EROE ITALIANO!


"E' un uomo, niente altro. Ma un uomo in tutta l'accezione sublime del termine. Uomo della libertà, uomo dell'umanità". (Victor Hugo su Giuseppe Garibaldi)








martedì 15 marzo 2011

MOSHPIT TRA ROCK, PROG, DOOM E INDUSTRIAL!

Giovedì 17 MARZO 2011 nuova straordinaria puntata di MOSHPIT.
Rock and Roll, Prog, Doom, Industrial, anteprime, news... and more.
Ospiti in diretta telefonica MARIO GAZZOLA (scrittore e critico musicale):
http://ilmondodiedu.blogspot.com/2011/01/mario-gazzola-rave-di-morte-mursia-2009.html
e la band salentina L'IMPERO DELLE OMBRE, forti del nuovissimo album "I Compagni di Baal" pubblicato da poco per Black Widow Records.
Come sempre puntata da non perdere per gli amanti della musica underground e non solo.
Vi aspettiamo al solito orario ( 21:00) sempre su Radio Base:
www.radiobase.fm

venerdì 11 marzo 2011

STEPHEN GUNN - IL PROFESSIONISTA, VENDETTA (BD EDIZIONI - 2011)

Questa volta una recensione di Edu finisce su un altro sito e non sul blog che tutti conoscete.
Lo Spazio Bianco è un portale dedicato completamente al fumetto in tutte le sue forme e sono davvero onorato di poter partecipare con un mio scritto sulla nuova avventura del Professionista di Stefano Di Marino, stavolta nella forma accattivante di una Graphic Novel.
Ecco la recensione:
Buona lettura!

mercoledì 9 marzo 2011

TALES FROM THE NORTH (PART III): LORDS OF CHAOS – MICHAEL MOYNIHAN/DIDRIK SODERLIND (TSUNAMI EDIZIONI – 2010)

Terza ed ultima parte del mini special dedicato alla Norvegia ad ampio raggio (musica, cinema, libri etc.). Questa volta si parla di “Lords Of Chaos”, controverso saggio sul Black Metal e sulle sue derive satanico/odiniste, a cura di Michael Moynihan e Didrik Soderlind.

Nel biennio 92/93 ero appena maggiorenne ma già seguivo da diversi anni e con fiero accanimento la scena Metal underground, collezionando demo tapes, vinili (anche in numero ultra limitato) e soprattutto fanzine.
Queste ultime erano il solo e unico modo per poter recepire informazioni di prima mano sull’arrembante scena Black Metal norvegese che di lì a breve avrebbe sconvolto il mondo del music business e non solo
Nomi come Putrefaction, Petrified, Nordic Vision, Slayer Magazine (di recente ristampati tutti i numeri degli anni ’90 ad opera della casa editrice americana Bazillion Points di Ian Christe), Imhotep, Soluzen, Hammer Of Damnation, ma anche le “italianissime” Danza Macabra, Disincarnate, Koito, Moribound, erano il mondo più semplice e diretto per leggere interviste e dichiarazioni di personaggi chiave come Nocturno Culto (Darkthrone), Samoth (Emperor), Ihshan (Emperor), Faust (Emperor) e soprattutto Euronymous e Count Chrishnack (all’epoca questo era il suo pseudonimo ufficiale poi tramutato in Varg Vikernes), leader indiscussi delle due band più significative del Nord Europa: Mayhem e Burzum.
Due pilastri di quella scena estrema, citata in precedenza, che come tutti i grandi personaggi/artisti avvinti da uno sfrenato egocentrismo e da una violenta percezione delle loro idee e delle loro ispirazioni artistiche, finiranno per dar voce alla parte più oscura della loro anima attraverso una serie di atti violenti e iconoclasti.
Ma queste vicende le conoscono ormai in tanti. Soffermiamoci sull’aspetto critico/antropologico/cronologico di questo “Lords Of Chaos”.
Come detto prima nel 1993 non esistevano libri che parlassero di quegli eventi che in seguito sarebbero diventati dei veri e propri archetipi descrittivi del genere: chiese in fiamme, “corpse paint” cadaverico, violenza e assassinio.
Come sfondo a questa nuova barbarie dell’uomo moderno, non i deserti dell’Iraq o i palazzi sventrati dalle bombe nel Kosovo ma paesaggi innevati, fiordi ghiacciati, notti più nere dell’abisso, foreste e soprattutto il sorgere di un culto dimenticato nel tempo: Odino e l’Odinismo. Questi fatti erano per lo più toccati (ma mai approfonditi tranne rari casi) attraverso alcuni articoli pionieristici di colleghi/musicisti/giornalisti in erba, che desiderosi di comprendere quel fenomeno così lontano (ma anche così vicino) chiamato Black Metal Norvegese e guerra alla Cristianità, si adoperavano a contattare la cosiddetta Black Metal Mafia (o Inner Circle) per far parlare i suoi adepti (veri e propri testimoni di un’apocalisse ormai imminente) attraverso pagine fotocopiate e foto in bianco e nero.
Quelle dichiarazioni in odore di zolfo, oppure in stile guerresco, simili agli ululati furiosi dei Berserker invasati da Odino, furono raccolti e poi documentati dal musicista americano Michael Moynihan (ricordiamo il suo progetto Ambient/Neo Folk Blood Axis, invero niente di cui strapparsi i capelli) e dal giornalista norvegese Didrik Soderlind nel libro “Lords Of Chaos”, pubblicato solo cinque anni dopo, nel 1998.
Non basta questo per spiegare il successo di vendite (ora anche in Italia!) e di popolarità di questo saggio.
Il pregio maggiore del libro è soprattutto quello di indagare a 360° (in stile reportage) tutti i pareri critici, le opinioni, le teorizzazioni folcloristiche, psicologiche, sociali, religiose legate al mondo del Black Metal.
Non solo dichiarazioni al vetriolo di Varg Vikernes e degli altri membri della scena norvegese ma una vera e propria tavola rotonda sulle connessioni tra la musica metal e l’immaginario legato al Satanismo o al Paganesimo del Nord.
E così si passa dalle critiche ragionate al fenomeno di Anton Lavey (Fondatore della Chiesa di Satana) al bellissimo reportage dello scrittore Kadmon sull’estetica Black Metal influenzata in maniera indiretta (?) dal mito dell’Oskorei (la cosiddetta “Caccia Selvaggia” di atavica memoria) e dalle tradizioni popolari del Nord Europa. Dal parallelo (in odore di nazismo) tra Varg Vikernes e la sua musa ispiratrice, l’occultista e politico Vidkun Quisling (una sorta di patriota norvegese che si era venduto a Hitler o così sembra…) alla disamina di una serie di raccapriccianti casi di cronaca nera legati (non sempre) al fenomeno del rock estremo.
Di sicuro “Lords Of Chaos” è lo studio più completo, finora pubblicato, sulle motivazioni che hanno spinto un gruppo di giovani musicisti norvegesi ed epigoni assortiti a intraprendere in nome di una divinità ormai sepolta nelle pieghe del tempo e di discutibili ideali politici, una vera e propria guerra contro tutte le più becere e fasulle convenzioni sociali, siano essere religiose o semplicemente pacifiche.
Un inno alla libertà e all’individualismo affogato poi nel sangue dei suoi stessi seguaci.
Un periodo irripetibile della storia dell’uomo fatto di sogni e visioni ancestrali.
Che dire: un testo che non può assolutamente mancare nella libreria di qualsiasi appassionato di metal estremo che abbia voglia di andare oltre il semplice ascolto del cd nel lettore.
Una guida sicura nei meandri delle intricate foreste norvegesi, tra demoni e vecchi dei, profezia e morte.
Info:

lunedì 7 marzo 2011

ULVER: NUOVO ALBUM, DVD E TOUR


Altro attesissimo album per gli amanti delle sonorità norvegesi:
"Wars Of The Roses", il nuovo disco dell'Avant Garde ensemble ULVER è in uscita ad Aprile 2011 su etichetta Kscope.
La band ha inoltre annunciato l'imminente pubblicazione di un DVD per immortalare la loro esibizione alla National Opera norvegese.
I nostri saranno impegnati a breve in un tour europeo che li vedrà passare dall'Italia il 2 Aprile a Ravenna.
Ecco le altre date:
March 22 UK, London, Koko
March 26 France, Paris, Le Trabendo
March 27 Netherlands, Rotterdam, Off_Corso
March 28 Germany, Hamburg, Uebel & Gefährlich
March 29 Germany, Bochum, Matrix
March 30 Germany, Karlsruhe, Substage
March 31 Switzerland, Basel, Z7
April 01 Germany, Munich, Backstage Halle
April 02 Italy, Ravenna, Madonna dell'Albero
April 03 Austria, Vienna, Szene
April 05 Poland, Poznan, Eskulap
April 06 Germany, Berlin, K17
April 07 Slovakia, Bratislava, Majestic
April 08 Germany, Dresden, Beatpol
April 09 Belgium, Antwerp, Biebob
April 10 Germany, Aschaffenburg, Colos-Saal
April 16 Norway, Oslo, Rockefeller
April 21 Finland, Helsinki, Nosturi

In settimana la terza e ultima parte dello special sulla scena norvegese ad ampio raggio intitolato "Tales from the north"
Stay Tuned!

sabato 5 marzo 2011

CARNEVALE E' ALLE PORTE!

Carnevale è ormai è alle porte, quindi cosa c'è di meglio di una lettura storico/folcloristica sulla genesi di una delle feste più antiche della storia dell'uomo?
vi ripropongo un mio vecchio articolo, pubblicato sul periodico LA RETE e successivamente sul blog.
Si parte dal Medioevo fino ad arrivare ai giorni nostri con una piccola parentesi sul Carnevale sarnese.
Buona lettura!

giovedì 3 marzo 2011

DELIRIUM LIVE!

DELIRIUM + Sophya Baccini Band

L’8 APRILE AL TEATRO GOVI DI GENOVA BOLZANETO, si esibiranno i mitici DELIRIUM con supporto della bravissima cantante e compositrice SOPHYA BACCINI, già apprezzata solista nei napoletani Presence ma anche come corista degli stessi Delirium ed Osanna.
Per l'occasione il set della SOPHYA BACCINI vedrà la partecipazione straordinaria del grande cantante degli OSANNA , LINO VAIRETTI in veste di ospite speciale.

Durante la serata i DELIRIUM presenteranno il loro primo DVD "il Viaggio Continua, la storia 1970:2010", una produzione Black Widow Records, etichetta e negozio in Via del campo, 6 r.
Il DVD contiene il bellissimo concerto tenutosi al Politeama due anni fa' inoltre la prima edizione è corredata daI filmati storici RAI degli anni 70s.

I Delirium, per l’occasione, hanno preparato una scaletta ed uno spettacolo tutto nuovo con nuovi pezzi dall’ultimo album come “Ogni Storia” e “Luci Lontane” e pezzi storici come “Il Dono”, “Tremori Antichi”, “King’s Road”...una parte del concerto sarà dedicata a nuovi arrangiamenti semi-acustici di alcuni degli Hits che hanno reso famosi i Delirium in tutto il mondo.

SOPHYA BACCINI presentarà brani estratti dal suo bellissimo album solista "Aradia", sempre edito dalla Black Widow, un CD ricco di musica progressiva sinfonica dai contenuti esoterici e sempre affascinanti che mette in evidenza le sue eccellenti doti vocali ma anche la sua classe ed abilità al pianoforte.

Un appuntamento da non perdere per tutti gli amanti della buona musica.
Il concerto avrà inizio alle ore 21.
Ingresso euro 15

Prevendite: www.happyticket.it

Black Widow Records, Via del Campo 6 R GENOVA Tel. 010 2461708

TEATRO GOVI, Via Pasquale Pastorino 23-25 R, GENOVA Tel. 010 7404707

mercoledì 2 marzo 2011

TALES FROM THE NORTH (PT II): BURZUM – FALLEN (BYELOBLOG PRODUCTION – 2011)

Seconda parte del mini special dedicato alla Norvegia ad ampio raggio (musica, cinema, libri etc.). Questa volta non poteva mancare il nuovo album di Burzum, uscito da pochissimo.
Come ho già scritto in un capitolo apposito intitolato “Il Crepuscolo del Black Metal” su Horror Rock, La Musica delle Tenebre (e vi invito a leggerlo!), Varg Vikernes sembra ancora incarnare un archetipo ben preciso, legato ad una serie di ideali e sogni di riscatto della cultura norvegese, ormai persi nella notte dei tempi.
Personaggio controverso Vikernes, ma musicalemte ancora degno di attenzione.
E allora una recensione track by track, ci sta a pennello per spiegare le ultima evoluzioni musicali/concettuali dell’uomo più pericoloso del Nord Europa.
Buona lettura!

Fra Verdenstreet:
intro abbastanza inutile. Rumorismo noise in crescendo, voce narrante dai recessi più profondi della mente di Varg Vikernes. C’è qualcuno che ha parlato di brano strumentale. Ha bevuto l’idromele degli dei? Voto: /

Jeg faller:
il brano più rappresentativo dell’album, Il Drepressive Black Metal dei primi due album (non contate “Aske”) viene riproposto attraverso la sensibilità attuale del musicista norvegese. “La Caccia Selvaggia” di nordica memoria è in parte intatta. Il chorus centrale, pur stampandosi da subito in mente, pecca di troppa voglia di compiacere e soprattutto di compiacersi. Troppo melodico ed enfatico per essere farina del sacco di Burzum. C’è comunque da dire che strumentalmente il brano è davvero buono. Desiderio di “mainstream” per Varg? Staremo a vedere. Voto: 6,5

Valen:
Attacco iniziale di chiaro stampo Burzum. Il Berserkr (guerriero vichingo, invasato da Odino) non è ancora morto oppure è stato istituzionalizzato dalla tristi vicende personali o dalla società moderna.
Pregevole il chorus principale del brano, di chiaro stampo epico/vichingo. Dopo “Jesus’ Tod”, il miglior brano mai scritto da Varg. Voto: 10

Vanvidd:
Se il Viking Metal l’ha inventato Quorthon, è Varg il vero interprete di quella urgenza artistico/espressiva connesse alla radici e al folklore del Nord Europa. Una bufera di neve che avvolge il guerriero barbuo (è forse Odino?) mentre attraversa una foresta intricata e oscura. Questo è “Vanvidd”. Voto: 9

Enhver til Sitt:
attacco quasi Doom ossianico (una novità per il songwriting di Burzum), incedere tormentato nello stile inconfondibile del polistrumentista norvegese. Ottime le vocals, ispirate e coinvolgenti, da sempre il segno distintivo di Varg e di una pletora di cloni. Voto: 7

Budstikken:
Varg percuote con tutta la forza che ha in corpo, i minacciosi tamburi del Nord, chiamando a raccolta la sua gente. Ma chi risponderà all’appello? Primo minuto del brano davvero maestoso. Roba da rimanerci secchi per l’adrenalina che sale in circolo. Il resto tristemente Rock’n’Roll.
Accettabile il coro centrale.La fiamma si sta spegnendo. Voto: 6

Til Hel og tilbake igjen:
Burzum vira il suo Drakar da Guerra verso coste lontane e misteriose. Come Erik il Rosso lasciò le amate terre dei ghiacci , spinto dagli impetuosi venti del Nord, per approdare nelle lande del sole e di culti tribali a lui sconosciuti, così Varg Vikernes si avvia mesto attraverso gli spettri di nuove culture a lui totalmente estranee. Il risultato è insondabile e tutto sommato superfluo. Voto: 4



TALES FROM THE NORTH (PT I):
http://ilmondodiedu.blogspot.com/2011/02/troll-hunter-andre-osvredal-2010.html

martedì 1 marzo 2011

MOSHPIT: ACCORDO CON BLACK WIDOW RECORDS



Colpaccio in casa Moshpit!!!
Siamo lietissimi di informare i nostri ascoltatori che la redazione di Moshpit ha stipulato un accordo di collaborazione anche con BLACK WIDOW RECORDS, nota label italiana dedicata al Prog e all' Horror Rock in tutte le sue forme. Dal mese di Marzo vi faremo ascoltare in anteprima le loro nuove uscite e intervisteremo molti dei suoi artisti.
Rimanete sintonizzati per altre info legate al programma di culto sul vero rock.
Stay Rock!!!
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