sabato 12 maggio 2012

IL DIAVOLO E IL PARRUCCHIERE

Tempo fa leggendo questo interessantissimo post del mitico Nick, uno dei blogger più letti e apprezzati del web, accettai il consiglio e/o la sfida di scrivere qualcosa sul diavolo e le varianti del cosiddetto “patto faustiano”, praticamente il classico contratto tra l’uomo e il demonio che può avere ad oggetto varie richieste (soldi, potere, sapienza, salute) e che di solito ha risultati inaspettati da ambo le parti. La tentazione primaria era di afferrare qualche libro polveroso dalla mia libreria e sbizzarrirmi in ricerche e citazioni. Poi ragionandoci bene ho avuto un’illuminazione: nella parte del mio cervello (invero un humus informe e nero) destinata ai ricordi si è aperto uno squarcio e dal nulla è sbucato fuori un aneddoto curioso ma anche abbastanza pauroso, legato alla mia infanzia. Ho rimuginato a lungo se parlarne o meno nel blog. Del resto sono storie legate al mio vissuto personale e in un certo senso potrebbero anche non interessare o annoiare il lettore. Poi ho notato con sorpresa e soddisfazione che il racconto autobiografico legato al serpente pomeridiano è ancora letto e apprezzato (oltre 2000 visualizzazioni finora. Se lo avessi pubblicato in ebook con una bella presentazione e qualche spunto saggistico quanto avrei guadagnato? Credo una bella somma...) e allora mi sono “fatto persuaso” (alla Camilleri) che la storia del “Diavolo e il Parrucchiere” può essere un azzardo vincente.
E allora cari lettori vi presento la mia ennesima storia autobiografica, sperando di far cosa gradita.
Se non, è stato comunque bello ricordare quei momenti e alcuni amati personaggi che, ahimè, sono passati da tempo a miglior vita.
Buona lettura


Il Diavolo e il Parrucchiere. 


Sono stato cresciuto, coccolato e viziato, da una nonna attenta e premurosa.
Posso affermare tranquillamente che tutto quello che ho appreso dalla vita lo devo a lei, ai suoi consigli, ai suoi precetti. Inevitabile che da ragazzino non avessi desiderio di stare con i miei simili e l’unico mio obiettivo fosse quello di trascorrere il maggior tempo possibile con la cara nonna.
Una delle occasioni più favorevoli era accompagnarla dal parrucchiere.
Col permesso di mia mamma potevo stare fuori casa un intero pomeriggio e se la dea bendata mi assisteva ci scappava anche un Topolino nuovo di zecca o un dolce.
E pazienza se la bottega del parrucchiere (un appartamento trasformato in negozio) era pieno di donne ciarliere e vanitose: il gioco valeva quasi sempre la candela.
Bastava sedermi accanto a mia nonna e mettermi a leggere il fumetto o al massimo giocare con alcuni soldatini che non abbandonavano mai le mie tasche.
E poi c’era B. il parrucchiere che raccontava sempre storie strane e singolari. A volte erano aneddoti che trattavano le sventure di donne e uomini del mio paese che non conoscevo. Di solito quelle cose mi annoiavano. Ma quando era dell’umore giusto ci scappava una storia di fantasmi e allora lasciavo i miei passatempi e B. diventava il fulcro del un mondo immaginario tutto da scoprire: castelli infestati dalle anime in pena di cavalieri longobardi, morti in battaglia e botole misteriose che accedevano a tesori introvabili.
Anime del purgatorio che camminavano silenziose nelle campagne con tanto di lumini a rischiarare il loro volto pallido e emaciato e case solitarie e diroccate che era meglio non visitare all'imbrunire.
B. era un narratore d’eccezione e se non avesse dedicato tutta la sua vita ai capelli delle donne (era davvero bravo in effetti!) avrebbe potuto essere un grandissimo scrittore horror.
Unico inconveniente: la notte non dormivo e svegliavo continuamente mia nonna, lamentandomi delle storie paurose di B. In realtà (e solo di giorno) le adoravo e avrei voluto ascoltarne a milioni!
Un pomeriggio grigio, con nuvole pronte a scoppiare di pioggia, scattò la visita mensile al parrucchiere.
Ero estasiato da tutto quello che sarebbe accaduto. Era come affrontare un gioco dal finale imprevedibile. Arrivati a destinazione B. strinse con dolcezza il camice attorno al collo di mia nonna e con un sorriso che sapeva rapire disse: “Signora Lucia ma lei crede al diavolo?”
Mia nonna che era molto devota, facendosi subito il segno della croce rispose: “Dio ce ne liberi!”
B. sorrise soddisfatto e iniziò la sua ennesima storia dell’orrore.
La mia attenzione era completamente rivolta alle sue parole.
“Signora, non abbiate paura. Mio padre convive ogni giorno col Diavolo. Si frequentano da anni e ne succedono di tutti i colori. Gli fa cadere i piatti in testa e lo sveglia di notte urlandogli sulla testa epiteti di ogni genere. Giusto l’altro giorno mi raccontava che ha trovato i fili delle corrente tranciati e la televisione poggiata sul pavimento mentre era in bagno. Gli fa 'scherzi' di ogni genere e non lo lascia mai in pace. Papà ormai si è abituato e tollera tutto, ma se vivessi ancora con lui sarei già morto d’infarto!”

Mia nonna si fece nuovamente il segno della croce e mormorò una preghiera a bassa voce. Poi rivolgendosi verso il sottoscritto, comandò perentoria: “Vai subito a giocare nella sala d’attesa per i clienti”.
Di sicuro aveva notato gli occhi sbarrati e la bocca aperta per lo stupore o il terrore.
Stavo per esaudire la richiesta della nonna quando il parrucchiere mi intimò di fermarmi. Non aveva intenzione di arrendersi alle mia fobie.
 “Signora mia, Eduardo ormai è grande! I ragazzi di oggi ne vedono di peggio in Tv, statene certa. Il diavolo non fa più paura a nessuno. Neanche mio padre lo teme. Lo considera un ospite che gli fa 'mali servizi' tutti i giorni ma senza di lui si sentirebbe solo, ne sono sicuro. Alla fine mi sa che lo cerca in giro per la casa quando il diavolo non si fa sentire”.
La nonna, ormai coinvolta dal racconto B, e in preda a una malcelata curiosità chiese: “Ma coma ha fatto a far entrare il diavolo in casa? Perché non chiama un prete per far benedire la casa?”
 B. sorridendo di gusto per una domanda che attendeva da diversi minuti si affrettò a rispondere: “Papà ha sempre mantenuto il silenzio in proposito. Dice sempre che è una cosa tra lui e il diavolo ed è meglio non immischiarsi. Signora bella, di sicuro hanno fatto qualcosa insieme che è meglio non sapere. Spesso ha trovato anche soldi nel cappotto o nelle tasche dei pantaloni. È stato il Diavolo, ci scommetto! Io non li ho mai voluti quei soldi. Lo racconto anche alla mia cara mamma tutti i sabato al cimitero: tuo marito ha fatto un guaio bello grosso e ora se lo 'piange' lui e il suo amico! Non angustiamoci troppo e pensiamo a fare la messa in piega a regola d’arte!”
Era tutto finito.
Tornai ai miei soldatini ma non riuscii più a concentrarmi. Pensavo continuamente al diavolo e allo strano “patto” che mi aveva raccontato B. Ero preoccupato per la sorte del vecchio e in fondo al cuore avevo paura che il demonio sarebbe venuto a trovarmi quella notte perché ero a conoscenza della sua esistenza e delle sue trame terrene. Dormii una settimana intera accanto a mio nonna nel lettone grande. Riposarmi da solo nella mia stanza per il sottoscritto era come una condanna a morte. Avrei rischiato un malore a otto anni, ne ero sicuro.
Da allora non sentii più parlare del padre di B. e del suo strano rapporto col Diavolo. Il parrucchiere non affrontò più l’argomento in bottega, forse costretto al silenzio da mia nonna. Rividi B. dopo anni e anni ed era ormai un anziano in pensione con lunghe ciocche bianche e il sorriso enigmatico. Una mattina lo trovai seduto su una panchina col viso serio, rivolto al castello sulla collina. Salutandolo allegramente (ero sempre felice di incotrarlo) gli chiesi cosa stesse guardando: con fare austero mi rispose che i fantasmi dei cavalieri infestavano ancora le segrete del Castello di Sarno e c’era uno splendido tesoro che nessuno era riuscito ancora a trovare.
B. non era cambiato e il patrimonio di storie paurose e del soprannaturale col quale aveva spaventato o estasiato per anni le clienti del negozio, ben presto lo avrebbe seguito nella tomba.
Quando seppi della sua morte ci rimasi davvero male.
Era uno dei personaggi sarnesi che più amavo e rispettavo. Un vero libro aperto di storie meravigliose e inquietanti.
Dedico a lui questo breve racconto, rassicurandomi sul fatto che la sua memoria è ancora ben viva nei miei ricordi di ragazzo che apprezzava (e tanto!) i suoi racconti orali.
Sono sicuro che in qualunque posto sia ora, sta raccontando una storia mirabolante a una nutrita platea di curiosi, magari aiutandoli anche a farsi belli.

7 commenti:

angie ginev ha detto...

Davvero un bellissimo racconto Edu, sai sono rimasta con la grande curiosità, ma il babbo di questo incredibile parrucchiere, oltre che sentirlo, lo vedeva il diavolo?....che fine ha fatto?...
Già da bimbo eri molto attratto dal soprannaturale...anche se lo temevi...chissà per quale motivo....visto che la vita reale è un vero orrore...
Mi è piaciuto talmente tanto che desidero inserire un link sul mio blog...
Ciao
Angie

EDU ha detto...

Cara Angie
Questo non lo so.
Il parrucchiere disse solo che il diavolo combinava al padre un sacco di scherzi ma lo aiutava anche economicamente.
In realtà potrebbe trattarsi del classico "Monaciello" partenopeo con annessi e connessi ma B. era sicuro che fosse il diavolo.
Sapeva di più ma non lo disse mai ad anima viva e io che sono molto superstizioso non ebbi mai il coraggio di chiedere negli ultimi anni di vita.
Ti ringrazio molto per il link sul tuo blog
Un abbraccio
Edu

Nick Parisi. ha detto...

Grazie per avermi citato nel tuo post ma anche e sopratutto, grazie per avermi fatto ricordare col tuo racconto la bella Campania della mia infanzia. Personaggi come B. rendevano unica la nostra regione.
Ciao.

Rita ha detto...

Proprio come te, da bambina ne ho sentite parecchie sul diavolo ed ho perso parecchie ore di sonno...
Perciò nutro quanto meno risentimento nei suoi confronti... m'ha fatto penare a lungo... notti intere con gli occhi spalancati nel buio, i nervi tesi, i sensi al massimo, per cogliere ogni più piccolo fruscio nella stanza, ogni ombra nell'ombra...
:)

Fra Moretta ha detto...

Il racconto è bellissimo Edu e l'ho veramente apprezzato. B. doveva essere un personaggio veramente interessante,io avevo un nonno che all'incirca era come lui,originario di Marcianise e che da giovane ne aveva viste parecchie di cose strane.

Unknown ha detto...

splendido pezzo, l'ho letteralmente divorato!! e tu sai qnt questo genere di tematiche incontrino la mia curiosità e suscitino la mia attenzione! Grandissimo!!

EDU ha detto...

@Nick

Grazie a te come sempre ^__^

@Rita

Idem come hai potuto leggere nel racconto. Vengo da una famiglia molto religiosa dove il Diavolo era sempre menzionato come figura grottesca e notturna. Inevitabile per un ragazzino non dormire la notte.
Grazie mille per il commento.

@Fra

Grazie di cuore, amigo. Lieto che ti sia piaciuto.
Beh Marcianise è dalle mie parti (nel casertano) quindi è probabile che conosca molte storie interessanti.

@Lady

Felicissimo che ti sia piaciuto. Grazie di cuore ^__^